Potrebbe avere un effetto dirompente, Quota 100 sul futuro della sanità veneziana, almeno stando ai calcoli effettuati dalla Cgil sui numeri della Ragioneria Generale dello Stato. Secondo il segretario generale del sindacato, Daniele Giordano, tra Ulss 3 Serenissima e Ulss 4 del Veneto orientale il prepensionamento a 62 anni d’età e 38 di contributi potrebbe far uscire a breve 246 medici (il 17% sul totale) e 571 addetti del personale non dirigente, vale a dire profili sanitari, tecnici e amministrativi (il 7% di loro). Numeri non da poco, soprattutto nell’ambito dei camici bianchi, che già risentono di organici insufficienti per la mancanza la stima di circa 140 specialisti, che mette a rischio l’attività di alcuni reparti, non ultimi i Pronto soccorsi. TUTTI I DATI. Questi, nel dettaglio, i dati forniti dalla Cgil. Per quanto riguarda i medici, i lavoratori potenzialmente interessati a Quota 100 sono 105 nel distretto di Venezia (90 uomini e 15 donne) sui 595 totali; 59 in quello di Mirano-Dolo (43 e 16) sui 377 totali; 23 a Chioggia (19 e 4) sui 127 totali; per un totale nell’Ulss 3 di 167 (152 uomini e 35 donne) sui 1.099 totali. E nell’Ulss 4, 59 (48 uomini e 11 donne) sui 349 totali. Sommando le due aziende sanitarie, complessivamente risultano 246 medici (200 uomini e 46 donne) sui 1.448 attualmente in servizio, precisamente il 16,99%. Per quanto riguarda, invece, il personale non dirigente, il sindacato calcola 247 lavoratori nel distretto di Venezia (119 uomini e 128 donne) sui 3.259 addetti totali; 116 a Mirano-Dolo (44 e 72) sui 2.148 totali; 58 a Chioggia (28 e 30) sui 586 totali; per un totale nell’Ulss 3 di 421 lavoratori (191 e 230) sui 5.993 totali. Nell’Ulss 4, 150 (63 e 87) sui 1.946 totali. La somma dà 571 (254 e 317) sui 7.939 totali, corrispondente al 7,1%. Pertanto, tra medici e non medici, il prepensionamento che potrebbe partire da aprile potrebbe portare all’uscita anticipata di oltre 800 persone, pari al 9% del totale. IL SINDACATO. «Siamo favorevoli alla revisione della legge Fornero, ma così si rischia la chiusura di reparti e di servizi. Servono assunzioni», sostiene Giordano che aggiunge: «In considerazione del fatto che da febbraio dovrebbe entrare in vigore la possibile riforma, dovrebbero già essere in corso le procedure per svolgere i concorsi in modo da assumere il personale in tempi utili per gestire le uscite. Manca una programmazione, mentre sono già all’ordine del giorno le segnalazioni di reparti con organici ridotti all’osso e che faticano ad affrontare il carico di lavoro quotidiano, senza contare che il personale che dovrebbe essere assunto avrà bisogno di completare il proprio percorso formativo e di affiancamento al fine di garantire la continuità dei servizi». Dalla Cgil sottolineano, inoltre, «che i medici sotto i 40 anni di età sono solamente il 15%. Non vorremmo che si usasse l’uscita di una parte consistente del personale per privatizzare i servizi come in parte sta già avvenendo in sanità per la carenze di medici o infermieri. Chiediamo alla Regione di aprire subito un tavolo di confronto». (Alvise Sperandio)
IL GAZZETTINO – Sabato, 05 gennaio 2019