È un quadro fosco quello che delinea Giuseppe Pisauro, presidente dell’Upb, l’autorità di controllo sui conti pubblici, nella sua audizione di ieri alla Camera. La legge di Bilancio, tornata a Montecitorio per un esame lampo in Commissione ( oggi approda in Aula) dopo le modifiche negoziate con Bruxelles e introdotte con il maxi- emendamento al Senato, è piena di ” rischi”, ” preoccupazioni” e ” incertezze”. Si profila una crescita assai bassa e un aumento della pressione fiscale nel 2019 al 42,4 contro il 42 di quest’anno.
Si parte dalla crescita del Pil del prossimo anno, vero e proprio oggetto di contrasto tra il Tesoro italiano e tutti i previsori, nazionali ( a partire dell’Upb) e internazionali. È stata ridotta dal paradossale 1,5 per cento all’ 1 per cento, ma Pisauro, pur ritenendo ora la previsione accettabile, segnala ” rischi al ribasso” e fissa la sua previsione allo 0,8 per cento per il 2019. Contribuisce anche il taglio degli investimenti che l’Upb valuta per 1 miliardo in meno rispetto a quest’anno. « La manovra è chiaramente recessiva almeno per il biennio 2020- 2021 » , ha osservato Pisauro.
Il nuovo quadro di finanza pubblica è giudicato ” preoccupante” dall’Upb: in primo luogo perché la manovra ” anche nella sua nuova versione”, dopo il confronto con Bruxelles, ci espone ancora « al rischio di una deviazione significativa rispetto alle norme europee».
La ” pillola avvelenata” più rischiosa è costituita dalle due nuove, e quasi raddoppiate, clausole di salvaguardia da 23,1 miliardi per il 2020 e di 28,8 miliardi per il 2021. La sostanza del ragionamento dell’Upb è la seguente: corrono il rischio di non essere disattivate perché « è difficile pensare che si possano compensare con un taglio alle spese», ed è difficile anche ritenere, si può aggiungere, che si possa aumentare l’Iva il prossimo anno di 3,2 punti. Di conseguenza il nostro deficit-Pil, in assenza di interventi, è già virtualmente o “meccanicamente” cifrato dall’Upb al 3 per cento nel 2020 e nel 2021.
L’altra questione importante emersa ieri sera riguarda la pressione fiscale. Nonostante la sterilizzazione dell’aumento dell’Iva per 12,4 miliardi per il prossimo anno, e le promesse di flat tax, la pressione fiscale torna a salire dopo 5 anni: nel 2019 andrà al 42,4 per cento contro il 42 di quest’anno.
In serata anche il ministro dell’Economia Tria è costretto ad intervenire, su richiesta delle opposizioni, in Commissione, dove il clima si è subito surriscaldato con scambi di accuse tra il ministro («Mi avete massacrato per un’ora»), le opposizioni e la maggioranza. Tria ha parlato del «miglior risultato possibile» e ha detto che abbiamo evitato una procedura « disastrosa » . Ha ribattuto a Pisauro che gli investimenti «non sono stati ridotti» e ha confermato che reddito e quota 100 arriveranno «a inizio aprile». E l’Iva? «Confidiamo di sterilizzare».
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