I correttivi alla manovra tornano a scaldare il fronte della pubblica amministrazione. I Comuni trovano la conferma implicita della spending review da 563 milioni di euro avviata dal decreto Renzi del 2014 e in scadenza a fine anno. E non trovano la replica del fondo Tasi da 300 milioni che fin qui ha aiutato 1.800 enti: al suo posto, arriva una mini-replica da 190 milioni, che però saranno vincolati agli investimenti per la manutenzione straordinaria senza poter finanziare la spesa corrente a cui sono destinati finora. Il conto di «tagli-ombra» resta vicino al miliardo, giusto alla vigilia dello sblocco delle aliquote locali. Sul fisco, viene prorogata la maggiorazione Tasi (0,8 per mille) nei Comuni che già la applicano.
Ministeri e Pa centrale in genere scalpitano invece per il rinvio al 15 novembre della presa in servizio degli assunti del prossimo anno, che serve a risparmiare 100 milioni l’anno prossimo. Dopo l’attacco dei sindacati, a lanciare l’allarme è intervenuto anche il presidente dell’Inps Tito Boeri parlando di «fatto gravissimo» per l’istituto. Ma la ministra della Pa Giulia Bongiorno respinge le accuse perché la mossa non congela «le facoltà di assunzione già maturate e autorizzate», ma si riferisce al turn over (al 100%) del 2019 per il quale l’avvio a metà novembre sarebbe «ovvio» per il tempo necessario ai nuovi concorsi.
La questione non riguarda gli enti locali, a cui è invece dedicato il pacchetto di correttivi più ampio. Sugli obblighi di accantonamento, che frenano altra spesa corrente, arriva solo un minisconto che in una formula contorta riduce (dall’85% all’80% delle mancate riscossioni) il fondo a copertura dei crediti dubbi, ma solo negli enti che rispettano un complicato sistema di parametri sui tempi di pagamento e lo smaltimento dei debiti commerciali. Confermata l’estensione a 5/12 delle entrate (anticipata sul Sole di giovedì) per le anticipazioni di tesoreria, che si accompagna ai 3/12 ulteriori in funzione sblocca-debiti. Si prevede, inoltre, la possibilità di affidare direttamente la tesoreria a Poste.
Sulla Tari, si replica la deroga ai criteri del «metodo normalizzato» per evitare l’impennata della tariffa sugli esercizi commerciali che producono più rifiuti. La Tari in bolletta non riesce a farsi largo, ma ci sono incentivi al personale dove la riscossione migliora. Non mancano poi le norme su misura: oltre ai fondi per le buche di Roma, salgono a 74 milioni in 5 anni i rimborsi a Torino per i vecchi tagli illegittimi al fondo di solidarietà, mentre prende la strada di Porto Empedocle (Ag), in dissesto dal 2016, un prestito da 20 milioni per aiutare la cassa
Il Sole 24 Ore
Gianni Trovati
La questione non riguarda gli enti locali, a cui è invece dedicato il pacchetto di correttivi più ampio. Sugli obblighi di accantonamento, che frenano altra spesa corrente, arriva solo un minisconto che in una formula contorta riduce (dall’85% all’80% delle mancate riscossioni) il fondo a copertura dei crediti dubbi, ma solo negli enti che rispettano un complicato sistema di parametri sui tempi di pagamento e lo smaltimento dei debiti commerciali. Confermata l’estensione a 5/12 delle entrate (anticipata sul Sole di giovedì) per le anticipazioni di tesoreria, che si accompagna ai 3/12 ulteriori in funzione sblocca-debiti. Si prevede, inoltre, la possibilità di affidare direttamente la tesoreria a Poste.
Sulla Tari, si replica la deroga ai criteri del «metodo normalizzato» per evitare l’impennata della tariffa sugli esercizi commerciali che producono più rifiuti. La Tari in bolletta non riesce a farsi largo, ma ci sono incentivi al personale dove la riscossione migliora. Non mancano poi le norme su misura: oltre ai fondi per le buche di Roma, salgono a 74 milioni in 5 anni i rimborsi a Torino per i vecchi tagli illegittimi al fondo di solidarietà, mentre prende la strada di Porto Empedocle (Ag), in dissesto dal 2016, un prestito da 20 milioni per aiutare la cassa
Il Sole 24 Ore
Gianni Trovati