A meno di 48 ore dal vertice a cinque che dovrebbe vedere Conte e Tria confrontarsi con Juncker, Dombrovskis e Moscovici, non c’è ancora la decisione italiana sui saldi da presentare a Bruxelles. Anzi, dopo un incontro serale fra il premier Conte, il sottosegretario Giorgetti e diversi esponenti di governo di Lega e Cinque Stelle con la Ragioneria generale il Carroccio fa sapere che «è possibile confermare gli obiettivi della manovra sullo smantellamento della legge Fornero senza penalità e nei tempi previsti». E la conferma riguarda soprattutto «i finanziamenti per il triennio». Una mossa che potrebbe far decadere la gamba più importanti (2 miliardi) dei 3,6 miliardi di “risparmi” dalle due misure bandiera.
La temperatura nel governo sale drasticamente mentre cresce il pressing dall’Europa. «Ci sono margini dentro le regole», ha spiegato ieri il commissario agli Affari economici nell’audizione al Parlamento Ue. Ma «servono cifre». Cifre che non sono arrivate nemmeno ieri.
In serata Conte, Tria e l’Ad di Cassa depositi e prestiti, Fabrizio Palermo, hanno fatto il punto sulle misure sblocca-pagamenti della Pa (i 30 miliardi indicati sul Sole 24 Ore dal vicepremier Di Maio, che dovrebbero essere suddivisi a metà tra enti locali e il resto della Pa) e sul rilancio degli investimenti, stando attenti a evitare il rischio di nuove contestazioni europee sull’esclusione di Cdp dal perimetro pubblico. Un suo ingresso nei confini della Pa – aveva del resto avvertito Tria fin da settembre – comporterebbe sul debito conseguenze «a cui non voglio nemmeno pensare».
Ma sui conti la linea “dura”, finora contrastata senza successo dal premier Conte e dal ministro dell’Economia Tria, viene rafforzata dalle proteste dei gilet gialli in Francia e dalle aperture del presidente Macron a nuove spese per placarle. Qualche indicazione potrebbe arrivare oggi dallo stesso Conte, chiamato a riferire in Parlamento sul Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Ma per dare vita davvero al summit di domani a Bruxelles serve una quadra che non c’è. In teoria ci sarebbe tempo fino alla vigilia del 19 dicembre, quando è in calendario la riunione della Commissione per la proposta di procedura di infrazione al Consiglio. Iter che va avanti, fa sapere Moscovici.
Sul piano tecnico il lavoro per limare le cifre sulle pensioni prosegue, ma la presa di posizione leghista irrigidisce in ogni caso il «no» a ripensamenti profondi della manovra. Sui “risparmi” da reddito e pensioni, del resto, sono arrivate ieri anche le perplessità del Servizio bilancio del Senato, secondo cui «tali risparmi possono essere accertati solo all’esito del previsto monitoraggio trimestrale sulla spesa».
Ai sindacati ieri il premier ha prospettato un piano con 20 miliardi per le infrastrutture , in un calcolo che però tiene conto anche dei 5,7 miliardi della vecchia programmazione non ancora distribuiti. Numeri che non bastano a scongiurare una procedura che potrebbe mettere a dura prova la tenuta dell’Esecutivo.
IL SOLE 24 ORE