Violenza in corsia: un problema che assume contorni sempre più inquietanti. Anche a Padova, medici e infermieri non sono esenti da aggressioni, più o meno gravi, da parte di pazienti fuori controllo. Spesso ubriachi, o con problemi psichiatrici, ma anche persone “normali”, semplicemente convinte che il medico o l’infermiere debba dare loro risposta immediata o che si lasciano spazientire da un’attesa magari un po’ più lunga del dovuto.
NUMERI ALLARMANTI. I dati che emergono da alcune ricerche di Nursind e Anaao, in parte condotte anche nell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova e nell’ospedale Sant’Antonio dell’Usl 6 Euganea, rivelano che quasi un infermiere su due e ben il 65% dei medici ha subito un episodio di violenza nell’ultimo anno sul posto di lavoro. A Padova l’indagine ha coinvolto 94 Unità operative di varia tipologia, dalla Chirurgia alla Lungodegenza, Terapia intensiva e ambulatori, per un campione di 700 operatori sanitari. In sei casi su dieci gli episodi violenti si sono ripetuti due o più volte. Nell’82% dei casi si è trattato di violenza verbale, nel 4, 8% dei casi si è trattato invece di aggressioni fisiche e nel 16, 6% sia verbale che fisica.
PAZIENTI AGGRESSIVI. La tipologia di pazienti aggressivi è varia: gli ubriachi sono poco meno del 9%, mentre le aggressioni a medici e infermieri imputabili a pazienti affetti da disturbi psichici sono oltre il 21%. Gli aggressori stranieri rappresentano circa il 16% del totale. Fra le vittime prevalgono le donne, in linea con il rapporto maschi-femmine nelle professioni sanitarie che si attesta a 66% contro 34%. La maggior parte delle aggressioni avviene nel Pronto soccorso e nei reparti psichiatrici.
L’ALLARME DELLA CGIL. «Il fenomeno della violenza ai danni degli operatori sanitari» sottolinea Giancarlo Go della Cgil, «interessa purtroppo anche i nostri ospedali. E secondo noi le cause sono molteplici. Da una parte la carenza di personale causa una serie di disservizi che portano all’esasperazione i pazienti o i loro familiari. Ma non va sottovalutato nemmeno l’effetto della campagna denigratoria contro il dipendente pubblico, della sanità in particolare. Mentre sappiamo benissimo l’impegno profuso da medici e infermieri spesso costretti a turni massacranti per far fronte alle carenze di organico».
SI CORRE AI RIPARI. «Credo sia dovere di ciascuna azienda garantire la sicurezza e l’incolumità dei propri dipendenti» rileva Go, «dovere a cui non devono sottrarsi le aziende sanitarie. Chiediamo con forza che venga ripristinato l’orario notturno del posto di polizia in Azienda ospedaliera e che sia incrementata la sorveglianza nei reparti. Da parte delle istituzioni serve maggiore attenzione: chiediamo quindi iniziative di sostegno e di controllo». (Elena Livieri)
IL MATTINO DI PADOVA – Domenica, 09 dicembre 2018