«Il 2017 sarà l’anno dell’autonomia». Il governatore Luca Zaia ne è sicuro: «Ci troviamo in una condizione astrale favorevolissima, senza precedenti. Vedrete, qui ne siamo tutti convinti. D’altronde, è un po’ come la caduta del Muro di Berlino: se n’è parlato per anni, poi, ad un tratto, quattro ragazzotti in una notte di novembre del 1989 hanno fatto la Storia».
Per il Veneto il muro da tirar giù è quello «del centralismo romano», l’appuntamento con la Storia fissato per il giorno in cui si celebrerà l’agognato referendum. Zaia l’ha ribadito una volta di più (ma con una convinzione davvero granitica, mai vista prima) durante i tradizionali auguri di Natale con i giornalisti, ieri, a Palazzo Balbi. E pazienza se la data ancora non c’è: «Voglio tentare un ultima volta di convincere il governo a fare l’election day con le amministrative di primavera ma se ci diranno ancora di no, state sicuri che prima della chiamata alle urne per i Comuni i veneti voteranno per l’autonomia». Il che significa tra marzo e aprile.
La «congiunzione astrale» di cui parla il governatore riguarda il particolare momento politico nazionale, con partiti frammentati, sondaggi liquidi, leader sfibrati: «Chi vuole vincere deve passare dal Veneto – spiega – una regione elettoralmente pesantissima come si è visto in occasione del referendum del 4 dicembre. Noi non faremo sconti a nessuno, chi vuole i voti dei veneti deve dare ai veneti l’autonomia». E il giorno successivo al referendum «nulla sarà più come prima». Zaia parla di «rivoluzione gandhiana», arriva a ipotizzare modifiche alla Costituzione che mettano il Veneto sullo stesso piano di Trento e Bolzano, si lancia in immaginifiche citazioni di tigri che entrano in casa e poi escono dalla finestra. Intanto il sindaco di Verona Flavio Tosi, che fu suo acerrimo nemico, si dice pronto a votare Sì se il referendum si farà («Votare No sarebbe contro la mia storia») anche se «il referendum è solo consultivo e non decide niente e non ha molto senso spendere 12 milioni (in realtà sono 14, ndr ) per un risultato ovvio e scontato». Che poi è il punto su cui continuano a litigare nel Pd. La senatrice Simonetta Rubinato attacca il gruppo in Regione: «Errare è umano ma perseverare è diabolico. Come fa un partito che ha nella sua ragione sociale la parola “democratico” essere contrario a che il popolo si esprima? Continuando a delegittimare il referendum il Pd non fa l’interesse dei veneti». Replica della pattuglia di stanza in consiglio: «Non c’è nulla di diabolico nel cercare una via che consenta al tempo stesso di affermare l’autonomia del Veneto, di chiedere maggiori competenze nel rispetto della Costituzione e di risparmiare 14 milioni. E quella via è un voto in consiglio».
Oltre all’autonomia, a dominare gli auguri natalizi sono state le partite infrastrutturali che la Regione dovrà affrontare nell’anno che verrà. Su tutte la Pedemontana dove i problemi, come si può leggere qui sotto, non finiscono mai: «Abbiamo chiuso dossier importanti – ricorda Zaia – da Sifa a Net Engineering ma altri restano aperti e ci preoccupano un po’. La Pedemontana è tra questi anche se posso annunciare che, dopo un lavoro lungo e faticoso del nostro segretario alla Programmazione Ilaria Bramezza, siamo ormai alle battute finali. Le stime di traffico sono state riviste come aveva chiesto Cassa Depositi e Prestiti e si è trovata l’intesa sui numeri. Anche sugli indennizzi agli espropriati si partirà presto e insomma, ormai è questione di qualche settimana». Per i dossier che si chiudono, altri si (ri)aprono e tra questi il più interessante è sicuramente quello della Venezia-Monaco, l’autostrada di cui si parla da almeno cinquant’anni che negli ultimi tempi pare aver ripreso quota, nonostante nel frattempo sia stata chiusa la società che avrebbe dovuto realizzarla, Alemagna Spa. «Monaco dista da Belluno appena 218 chilometri: vi rendete conto l’opportunità che lo sbocco a Nord, un nuovo valico, può rappresentare per il Veneto e per il Bellunese? Per le attività produttive, per i turisti della montagna e per quelli del mare che scendono dalla Germania?». La novità più rilevante è l’assenso che Zaia dice di aver ottenuto sul progetto dalle autorità di Lienz, Austria, cittadina oggi tagliata fuori sia dall’A22 Autobrennero che dall’A23 Alpe Adria, ipotesi che cambierebbe il tracciato, aggirando il veto dell’Alto Adige. «Abbiamo già affidato una revisione del progetto all’architetto Campeol – racconta Zaia – l’infrastruttura potrebbe realizzarsi nell’ambito della collaborazione Eusalp, con fondi dell’Unione Europea».
Confermata l’intenzione di dar vita con Cav e Autovie (o meglio, la newco nata da Autovie) alla holding autostradale del Nordest insieme a Friuli Venezia Giulia e Anas e di proseguire l’iter per la costruzione del treno delle Dolomiti («Ci costa 700 milioni, stiamo vagliando due distinti tracciati che differenziano nel tempo di percorrenza di una decina di minuti»), Zaia ha poi parlato un po’ di tutto («Una Zaieiede» ha sorriso qualcuno) dai migranti («Dobbiamo opporci all’accoglienza») ai direttori generali delle Usl («Li nomino venerdì» e saranno confermati i nove attuali con un ritocco allo stipendio da 120 a 150 mila euro) fino alle auspicate sinergie tra Arena di Verona e Fenice di Venezia con la richiesta al governo di finanziare le fondazioni «in base alla qualità delle produzioni, all’efficienza della spesa e ai costi standard».
In chiusa, Zaia ha offerto ai presenti (tra cui assessori, consiglieri, dirigenti e dipendenti) un cadeau sicuramente originale: glicemia, pressione ed elettrocardiogramma, proprio lì, a Palazzo Balbi. Buffet, come da tradizione, a base di renga, con piccola polemica finale: l’ex presidente del consiglio, Valdo Ruffato, non ha infatti gradito l’uscita di Zaia sul «dialogo finalmente instaurato tra giunta e consiglio» e «l’approvazione entro l’anno, come non accadeva da anni, del bilancio». È sbottato Ruffato: «Il dialogo c’è sempre stato, nel rispetto dei ruoli. Basta additare i consiglieri delle legislature passate come cialtroni. Quanto al bilancio, chieda al suo ex assessore Ciambetti: era lui che ci mandava il bilancio a Natale».
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 27 dicembre 2016