Miteni cambia marcia: la parola d’ordine è riconversione, entro il 2020 l’obiettivo è mettere da parte i Pfas e puntare su molecole meno impattanti. L’industria di Trissino, guidata dall’ad Antonio Nardone, nei giorni scorsi ha approvato un nuovo piano industriale che in tre anni prevede investimenti da 11 milioni e una revisione radicale dei processi produttivi.
In particolare Miteni – fabbrica chimica con 130 addetti, 24 milioni di fatturato – punta su farmaceutica ed elettronica per ridurre le produzioni legate alle molecole perfluoroalchiliche (pfas) via via a una quota sempre più bassa, non più del 20% dell’attivo. L’industria è anche, secondo Arpav, al centro del caso (su cui la procura sta indagando) della maxi-contaminazione da pfas nella falda fra Vicenza, Bassa Veronese e Bassa Padovana, un’area di 29 Comuni e 300mila abitanti.
Amministratore Nardone, cosa prevede il nuovo piano industriale?
«Oggi produciamo per l’agricoltura, ma abbiamo già prodotti per la farmaceutica. Nei prossimi tre anni investiremo 11 milioni, il doppio rispetto ai periodi precedenti, puntando su molecole “farma” e per l’elettronica ad alta tecnologia, ad esempio batterie al litio per fonti rinnovabili. Ma il grosso degli investimenti, due terzi, sarà destinato all’ambiente: da un lato per ridurre l’impatto ambientale in modo proattivo, dall’altro per studiare molecole meno impattanti».
Scenderà la quota Pfas?
«Già l’anno prossimo: su ventisei celle presenti in Miteni e autorizzate a produrre Pfas, il numero verrà ridotto a dieci nel 2017. E le altre progressivamente smantellate. Allo stesso tempo saliranno le altre molecole: in futuro la produzione legata a Pfas sarà circa il 20 per cento. Ma attenzione: per certi prodotti, ad esempio schiume antincendio e “stent” coronarici, ad oggi non si può fare a meno dei pfas. Quindi la produzione in certa misura dovrà continuare».
Su quali nuove produzioni puntate?
«Miteni realizza “intermedi” vicini al principio attivo, non i farmaci finali. Oltre a certi colliri, già legati a nostre produzioni, puntiamo su un altro prodotto legati ai farmaci usati per curare l’ipertensione. Inoltre stiamo studiando molecole antivirali e antitumorali».
Quali conseguenze ci saranno per l’organico?
«Positive, a gennaio ad esempio arriveranno due nuovi ricercatori. In generale ci sarà una riqualificazione del personale, nei prossimi anni, con forti investimenti: è previsto un leggero aumento d’organico per poi tornare ai valori attuali, dovendo inserire nuove produzioni per un certo periodo ci sarà una sovrapposizione».
Qual è la vostra posizione, in tema Pfas?
«È appena stata completata la seconda barriera intorno all’azienda, con tre pozzi, e stiamo facendo ricerche per ulteriori filtri. In generale, si ragiona in un’ottica di prevenzione. Va detto che la normativa negli ultimi tempi ha visto un abbassamento dei limiti in misura irrazionale e irraggiungibile. Siamo molto favorevoli al censimento delle altre fonti di emissione che la Regione ha approvato: si scoprirà che ci sono centinaia di aziende che usano pfas e li scaricano».
Andrea Alba – Il Corriere del Veneto – 23 dicembre 2016