Dieci posti e 2200 aspiranti infermieri. Per il concorso bandito dall’Usl 10 per il 2017 c’è già la coda. E non sarà l’unico perché l’Usl Serenissima, che da gennaio metterà insieme le Usl 12, 13 e 14 ne bandirà a giorni un altro e in quel caso la partecipazione potrebbe essere ancora maggiore viste le strutture coinvolte. Quel che è certo è che gli ospedali correranno ai ripari mitigando una carenza di infermieri segnalata da tempo.
L’annuncio è stato dato ieri alla cerimonia di accoglienza dei neolaureati in infermieristica organizzato dal collegio Ipasvi del Veneto che ha portato a 6432 il numero di infermieri attivi nel veneziano. «C’è un grande bisogno di nuovi arrivi — spiega Dario De Rossi della Cisl — in particolare per le sostituzioni maternità che spesso non vengono sostituite e per le leggi 104».
Qualche esempio sul fronte dei numeri: nell’Usl 12, spiegano dal sindacato, ci sono circa 60 maternità all’anno ma le assunzioni a tempo determinato non coprono l’esigenza. Lo stesso vale per le ore di permesso legate alla legge 104 che arrivano a 18 mila all’anno e che spesso non vengono coperte se non dai colleghi. In tutte le Usl la situazione è simile. E quando gli infermieri vanno in pensione il fabbisogno aumenta. Già ad inizio 2016 era stata segnalata una pesante carenza di personale dalla Uil. In quel caso gli infermieri non venivano sostituiti per mancanza di graduatorie di concorso da cui attingere. Ora, con i due concorsi, le cose potrebbero cambiare.
«Gli infermieri come voi sono quelli che garantiscono l’assistenza vera al malato — ha detto ai neolaureati Luigino Schiavon, presidente del collegio Ipasvi — in questo momento c’è una carenza gravissima soprattutto negli ambiti territoriali delle Usl. Gli ospedali sono diventati posti sempre più complessi ma voi ricordatevi che il vostro primo pensiero deve andare al malato». I dati del Tribunale del malato segnano invece un fallimento su questo fronte. «I dati sono negativi – dice Schiavon – un terzo della popolazione considera l’assistenza medico infermieristica scarsa sia in ospedale che nelle case di riposo.
Questo aspetto non può essere dimenticato e bisogna provare a cambiare le cose da dentro. Siamo noi infermieri i primi a contatto coi malati, noi che dobbiamo seguirli in tutti i loro passi importanti e difficili». La platea è piena i ragazzi ascoltano con attenzione. Solo il 7,3 per cento di loro è straniero, una percentuale scesa di molto (era anche al 30%). Davanti a loro i tre tutor che li hanno accompagnati. «Quando sarete in difficoltà fatevi una domanda – dicono i tre – Cos’è meglio per i paziente. Solo se lo farete avrete preso la decisione giusta ».
Alice D’Este – Il Corriere del Veneto – 23 dicembre 2016