Nei primi 10 mesi dell’anno, comprese le conversioni di contratti a termine e apprendistati, ci sono 61.640 rapporti stabili in più (e a ottobre dopo 4 mesi di cali consecutivi, è tornato positivo anche il saldo dei nuovi rapporti a tempo indeterminato, +15.685 unità, soprattutto al Sud).
Certo, la velocità di crescita di assunzioni (e trasformazioni) fisse continua a procedere con il “freno a mano tirato”, considerato che nello stesso periodo, gennaio-ottobre 2015, la variazione netta dei contratti stabili toccava quota 588.039 grazie al Jobs act e all’esonero contributivo pieno, ridotto poi al 40% quest’anno e destinato a esaurirsi a fine mese per lasciare spazio all’incentivo mirato alle assunzioni di studenti dopo l’alternanza.
L’apprendistato, semplificato dal governo Renzi, prosegue a crescere (+38.040 nuovi rapporti, +24,5%); e in salita si confermano pure i voucher: nel periodo gennaio-ottobre sono stati venduti 121,5 milioni di “buoni lavoro”, +32,3% rispetto allo stesso periodo 2015 (un incremento, tuttavia, più che dimezzato rispetto al +67,6% registrato nei primi 10 mesi 2015 nel confronto con il 2014).
L’Osservatorio sul precariato dell’Inps fotografa un mercato del lavoro in fase di “stallo”: le assunzioni a tempo indeterminato sono scese del 32% (e ciò riflette la riduzione dell’esonero contributivo, e anche il clima di incertezza delle imprese in attesa di una ripresa più robusta e del promesso taglio strutturale del costo del lavoro); ma a contrarsi sono pure le dimissioni: «A testimonianza di come anche i lavoratori, in questa fase, si tengano stretto il posto di impiego in attesa di tempi migliori», spiega l’economista del Lavoro, Carlo Dell’Aringa. In discesa sono inoltre le cessazioni, tranne i licenziamenti disciplinari (+13.089mila; numero su cui però ha pesato l’introduzione dell’obbligo delle dimissioni online).
Lo “scalino” di rapporti fissi in più sta reggendo: il saldo “annualizzato” è positivo per 486mila rapporti, di cui +406mila sono contratti stabili. Il governo vede il bicchiere mezzo pieno: «Il Jobs act funziona, non vedo motivi per intervenire – ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti -. Anche sui voucher, ora monitoriamo gli effetti delle nuove norme sulla tracciabilità. Poi eventualmente faremo modifiche». Il ministro è “inciampato” sui giovani che vanno all’estero: meglio alcuni non averli più fra i piedi, ha detto, poi subito precisando di essersi espresso male e di non pensare che sia un bene per l’Italia il fatto che i ragazzi vadano via.
Il nodo è il lavoro «sempre più precario», attaccano Cgil e Uil , chiedondo un intervento urgente sui voucher. E sui “buoni lavoro” è braccio di ferro anche in Parlamento: per Cesare Damiano (Pd) la soluzione è «tornare alla legge Biagi, restringendo l’uso dei voucher alle prestazioni occasionali e accessorie»; ma Maurizio Sacconi (Ncd) fa muro: «I voucher sono l’unico strumento possibile di emersione degli spezzoni lavorativi e, con l’odierna tracciatura, sono controllabili dagli ispettori».
Il Sole 24 Ore – 21 dicembre 2016