Seppure per la legge di bilancio sia la prima volta, non è cambiata la tradizione consolidata del ricorso ai provvedimenti attuativi. Per fare in modo che la manovra di fine anno diventi realmente operativa saranno necessari 79 tra decreti ministeriali e di Palazzo Chigi, regolamenti, atti dell’agenzia delle Entrate o delle Dogane.
Un carico minore rispetto alla legge di Stabilità dell’anno scorso, che al debutto richiedeva 144 provvedimenti applicativi. C’è, però, da considerare che la manovra per il 2016 era più corposa, perché prevedeva un articolo unico con 999 commi, mentre quest’anno , complice la crisi di Governo che ha accelerato l’approvazione, ci si è fermati a poco più di 600, almeno nella parte programmatica della legge di bilancio, organizzata anche quest’anno in un solo articolo. La seconda parte, invece, riguarda gli stati di previsione e non rimanda a norme attuative.
Questo nuovo pacchetto di 79 misure si va ad aggiungere al già pesante fardello lasciato dal Governo Renzi (si veda il Sole 24 Ore del 20 novembre scorso): 141 provvedimenti mancanti all’appello (il 30% ) per mandare a regime le riforme economiche. Mancano, inoltre, un altro centinaio di regolamenti attuativi relativi ai Governi Monti e Letta.
A quella dote si aggiunge ora il peso della legge di bilancio, la cui applicazione è, naturalmente, a tappe: si parte dal 20 gennaio prossimo, data entro cui devono essere predisposti i bandi per far partecipare le Regioni al programma Inail di edilizia scolastica e si arriva addirittura nel 2021, anno entro cui va nominata la commissione per il finanziamento dei dipartimenti universitari di eccellenza.
Nella tabella qui accanto sono riepilogate le misure attese entro il 2017, che mostrano chiaramente come il carico di lavoro della manovra, in realtà, si concentri nel primo trimestre: quasi la metà delle norme richieste (34 su 79) devono essere varate entro marzo, ovvero nei 90 giorni dall’entrata in vigore della manovra di fine anno. E di queste ben 17 devono essere messe a punto nel giro di un mese. Si tratta pur sempre di termini ordinatori e non perentori, certo , ma alcuni riguardano decreti-chiave senza i quali alcuni capitoli della riforma non si concretizzano. Tra questi, il «pacchetto» Ape (sia quella sociale che il prestito vero e proprio) che si compone di tre distinti decreti a carico del ministero del Lavoro, da fare in 60 giorni, senza i quali l’anticipo della pensione, anche per disoccupati e lavori usuranti, rimane lettera morta.
Stesso discorso per i sisma-bonus: la maxi-detrazione fiscale per i lavori di messa in sicurezza degli immobili che può arrivare fino all’85% non può partire senza le linee guida per le classi di rischio sismico, che dovranno essere messe a punto entro il 28 febbraio dal ministero delle Infrastrutture.
Resta sostanzialmente invariata rispetto allo scorso anno la quota di provvedimenti attuativi non vincolata da alcuna scadenza (si veda l’elenco a fianco): per il 2017 sono 32, contro i 31 del 2016.
Ma prima dell’attuazione c’è un altro nodo per il nuovo Governo: l’approvazione sprint della manovra al Senato ha lasciato fuori diverse questioni da affrontare al più presto. Solo per citarne alcune: il pacchetto giustizia con l’assunzione di mille cancellieri o le eventuali correzioni alle nuove comunicazioni Iva, il cui ritardo ha provocato la protesta dei commercialisti.
Antonello Cherchi e Valeria Uva – Il Sole 24 Ore – 19 dicembre 2016