Si è riunita lunedì a Este la commissione Pfas del Tavolo ambientale territoriale, convocata dal sindaco di Este, Roberta Gallana, e dall’assessore all’Ambiente, Sergio Gobbo, per approfondire il tema legato all’inquinamento da sostanze perfluoroalichiliche (Pfas), alla presenza del sindaco di Montagnana, degli assessori all’Ambiente del comune di Monselice e Saletto, del direttore generale del Cvs, del direttore del dipartimento di prevenzione dell’Ulss 17, dei rappresentanti delle organizzazioni agricole e ambientaliste e del consigliere di minoranza del Movimento 5 stelle di Este.
I COMUNI INTERESSATI DALLA CONTAMINAZIONE. Il direttore generale di Cvs, Monica Manto, ha relazionato sulle attività effettuate dal gestore del servizio idrico per far fronte all’emergenza Pfas. La premessa è che gran parte dei Comuni della Bassa padovana sono totalmente esenti da contaminazioni, essendo riforniti da acqua che proviene dalla fonte Camazzole o dalle centrali di potabilizzazione. La problematica riguarda solo una parte del Montagnanese, in particolare i comuni di Montagnana, parte di Megliadino San Fidenzio e parte di Urbana. I parametri rilevati per questi Comuni sono sempre abbondantemente inferiori non solo al limite fissato dall’Istituto Europeo per la Sicurezza Alimentare ma anche ai valori “obiettivo” dell’Istituto Superiore di Sanità, più restrittivi. L’acqua potabile viene sottoposta a rigorose analisi in continuo. Anche l’Ulss 17, come ha riferito il dottor Virio Gemignani, ha effettuato dei controlli tramite prelievi a campione su pozzi dei diversi comuni della bassa padovana e i risultati sono stati negativi. L’Ulss invita le aziende agricole a procedere con l’autocontrollo, a fini preventivi e di monitoraggio.
PROGETTO ACQUA “A PFAS ZERO”. Al tavolo è stato presentato in anteprima il progetto redatto da Cvs, all’interno della proposta progettuale congiunta tra i gestori del servizio idrico coinvolti nella problematica Pfas, per la sostituzione delle fonti di approvvigionamento idrico compromesse dalla falda inquinata. La soluzione che sarà proposta alle istituzioni competenti per il finanziamento dell’opera prevede, per i Comuni padovani serviti da Cvs, di rifornire il Montagnanese di acqua “a Pfas zero”, attraverso l’estensione da Ponso a Montagnana dell’attuale condotta Monselice-Ponso, sfruttando una produzione residua notturna della fonte di Camazzole, con la realizzazione di un apposito serbatoio a Montagnana. Inoltre, si prevede il rifacimento, con aumento del diametro della tubazione per aumentare la portata, della condotta dalla centrale di Piacenza d’Adige, sempre verso Montagnana. In questo modo saranno diversificate le fonti e il montagnanese potrà ricevere acqua pulita da est, anziché rifornirsi da ovest, dove si è verificato l’inquinamento da Pfas, come ora avviene. Il progetto prevede, solo per il territorio di Cvs un investimento di circa 30 milioni di euro ed è inserito in un progetto più ampio, redatto congiuntamente dai gestori idrici del Veneto riuniti nel consorzio Viveracqua, e che sarà presentato attraverso i rispettivi Ato alla Regione Veneto, per accedere al finanziamento stanziato dal Cipe per l’emergenza Pfas.
Padova oggi – 19 dicembre 2016