I soldi necessari per pagare le opere indispensabili ad avere acquedotti pubblici alimentati da fonti non inquinate da Pfas deve stanziarli la ditta che, secondo quanto afferma la Regione, è responsabile della contaminazione.
A proporre questa tesi sono i rappresentanti del Movimento cinque stelle in Regione, Jacopo Berti e Manuel Brusco, e due amministratori del Vicentino, il sindaco di Sarego, Roberto Castiglion, ed il consigliere di Montecchio Maggiore Sonia Perenzoni.
«Per risolvere il problema dell’inquinamento da sostanze perfluoro-alchiliche», dicono in una nota i pentastellati, «servono, secondo il calcolo dei tre Consigli di Bacino (Veronese, Bacchiglione e Valle del Chiampo) che regolano il servizio idrico integrato nelle aree interessate da inquinamento da Pfas, 180 milioni di euro».
Gli interventi d’altro canto, non sono certo di poco conto: «D’altronde», aggiungono, «bisogna costruire 100 chilometri di nuovi acquedotti, e questa non si tratta certo di un’opera da poco». Ma i soldi ci sarebbero già a disposizione: «Per questi interventi 80 milioni sono stati stanziati dal Governo, e quindi si tratta di soldi pubblici, ma da dove arrivino gli altri 100 non è ancora stato stabilito ufficialmente». Secondo i grillini è facile capire come andrà a finire. «Sappiamo già, purtroppo, come verranno reperiti quei soldi: aumentando le tariffe dell’acqua; una scelta che ancora una volta andrà a danno dei cittadini», dicono. «Questa ipotesi è inaccettabile e noi faremo tutto quanto in nostro potere per evitare questa evenienza, mobilitando, se necessario, la piazza». E concludono: «Deve essere applicato il principio secondo il qualche chi inquina paga, per cui, siccome secondo Arpav è la Miteni Spa di Trissino, Vicenza, la causa principale dell’inquinamento da Pfas, deve essere quella azienda chimica a tirare fuori i 100 milioni di euro che mancano».
L’Arena – 11 dicembre 2016