di Federico Cipolla. «È in atto lo smantellamento dei parchi naturali veneti». La voce di Andrea Zanoni, consigliere regionale del Pd, vibra di indignazione quando commenta l’emendamento alla Legge di Stabilità che Sergio Berlato (Fli) ha firmato e che lunedì verrà posta al voto del consiglio regionale.
COLLI EUGANEI. Un emendamento che riduce quasi del 90% l’area del Parco dei Colli Euganei, liberalizzando la caccia sui 16 mila ettari non più tutelati e, nel contempo, aprendo la porta alla riduzione delle aree naturali degli altri quattro parchi veneti: Lessinia, Delta del Po, Sile e Dolomiti.
LESSINIA. Nella porta aperta da Berlato infatti si è già infilato Stefano Valdegamberi (Lista Zaia) che pretende lo stesso trattamento per il parco della Lessinia, nel Veronese, e a Treviso altri stanno tenendo un piede sull’uscio per presentare all’ultimo un emendamento simile anche per il Parco del Sile.
DEREGULATION. «Ma nulla esclude che si stia predisponendo un blitz anche per il Delta del Po, seppure sia già stato abbastanza depredato», sostiene Graziano Azzalin del Pd. Insomma un vero e proprio attacco alle riserve naturali venete, contro cui lunedì, quando a palazzo Ferro Fini inizierà la discussione sul bilancio e sul “collegato” che contiene proprio la deregulation in tema di parchi e natura, si schiereranno anche gli ambientalisti con una manifestazione di protesta.
CONFINI A RISCHIO. Nel dettaglio l’emendamento proposto da Berlato consiste nel ridefinire i confini del parco dei Colli Euganei, tenendo nell’area di tutela esclusivamente le zone più interne; con un effetto “spezzatino”, come l’ha definito Zanoni, che vede alcune piccole aree di riserva, per circa 2 mila ettari complessivi, completamente scollegate tra loro.
AREE CONTIGUE. Ad eccezione di queste, tutta l’area fino ad oggi compresa nel parco, se l’emendamento Berlato verrà approvato, diventerà un’ “area contingua”, dove sarà consentita la caccia, e dove i vincoli alle edificazioni sono decisamente minori. Alla base dell’emendamento ci sarebbe la necessità di controllare la fauna, leggasi ridurre a suon di doppiette soprattutto i cinghiali.
TROPPI CINGHIALI. Stesso copione per la Lessinia, dove l’emendamento di Valdegamberi, non ancora depositato, aprirà ai cacciatori circa 4 mila ettari oggi vietati. «Va ricordato che i cinghiali in queste zone sono stati portati proprio a scopi venatori», prosegue Zanoni.
CACCIATORI. «L’emendamento del cacciatore Berlato punta a scardinare in tutta fretta il sistema dei parchi regionali, aprendo le porte del parco alle doppiette accontentando così anche gli appetiti dei cavatori e dei cementificatori. I parchi possono e devono essere anche un’opportunità economica per i territori come avviene nel resto dell’Unione Europea attraverso il turismo ecocompatibile dove ci sono circa un milione e mezzo di addetti».
ROTTA INVERTITA. «Non si dica che si cancella un parco per controllare la fauna selvatica», gli fa eco Azzalini, «Siamo di fronte a una spericolata inversione di rotta, rispetto al presidente di Regione che affermava di non voler uccidere “nessun Bambi”, in Cansiglio. Quella di Zaia tra l’altro è una manovra centralista, visto che non sta ascoltando il territorio, ampiamente contrario allo smantellamento del parco dei Colli Euganei».
E LE DOLOMITI? Sembrano lontanissimi i tempi in cui dalle parti di palazzo Balbi e palazzo Ferro Fini si lottava per far inserire le Dolomiti nel patrimonio dell’Unesco; il “collegato” alla legge di stabilità si muove in senso decisamente diverso. Proprio il parco delle
Dolomiti sembra l’unico ad avere la certezza di non venire toccato dall’opera di smantellamento dei parchi regionali.
Tutti gli altri tremano. Non mancano le contestazioni sul metodo usato per ridefinire i confini dei parchi. «Un sistema sdegno dell’america latina», sbotta Zanoni.
Il Mattino di Padova – 9 dicembre 2016