Dai cento ai centodieci chilometri di nuovi acquedotti, fra il Veronese e il Vicentino, per portare acqua pulita nei rubinetti dei Comuni in cui le falde sono contaminate da Pfas. Gli Ato (autorità territoriali ottimali) Bacchiglione, Chiampo e Veronese ieri hanno stretto un patto per coordinare tutti insieme i lavori: serviranno 180 milioni di euro, al momento ce ne sono solo 80 stanziati a livello governativo. «Entro la primavera definiremo, nel complesso delle opere, quelle a cui dare la priorità. E poi si farà un accordo di programma con Regione e ministero dell’Ambiente», spiegano dagli Ato.
Ieri mattina Giorgio Gentilin (presidente del consiglio di bacino Chiampo), il direttore dell’Ato Bacchiglione Francesco Corvetti e il presidente dell’Ato Veronese Mauro Martelli hanno messo la firma a un atto fondamentale, il punto di partenza per risolvere dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico il problema dell’inquinamento da componenti perfluoroalchilici. L’area interessata, secondo lo studio Arpav del 2013, è di 180 chilometri quadrati. Dei municipi interessati 13 sono dell’Ato Bacchiglione, 2 dell’Ato Chiampo e il resto nell’area dell’autorità Veronese. «C’è un’azienda, la Miteni, che per decenni ha inquinato le falde con Pfoa e Pfas – ha dichiarato Gentilin, che è anche sindaco di Arzignano – al momento per fornire acqua pulita alla popolazione si applicano filtri a carboni attivi nei pozzi, ma questo è a spese degli utenti. Da noi si è dovuto elevare il prezzo dell’acqua. L’obiettivo dell’intesa è procedere sulla strada per portare a casa acqua pulita». In sintesi, sostituire integralmente l’attuale fonte di approvvigionamento principale per l’area, i pozzi di Almisano: il pacchetto delle opere in previsione è composto in prevalenza da interconnessioni, prolungamenti e potenziamenti di reti. «Nel complesso ci sono dai cento ai centodieci chilometri di nuovi acquedotti da costruire – osserva Luciano Franchini, direttore del consiglio di bacino veronese – ad esempio dalla centrale di Verona Est a quella di Almisano si prevede la posa di un tubo con diametro 80 centimetri, per circa trenta chilometri. Sono cantieri non facili, questo ad esempio dovrà attraversare autostrada, ferrovie e altre infrastrutture». Nel Vicentino, invece, «gli approvvigionamenti di acqua arriveranno dall’area di Caldogno e Dueville, o dall’alto Agno e dalla Valdastico» aggiunge Corvetti. Le opere sono state pianificate dai consigli di bacino tramite gli enti gestori: Acque Vicentine, Acque Veronesi, Medio Chiampo, Acque del Chiampo e altri. In parte le tre Ato hanno già iniziato ad aprire cantieri, ci sono lavori in corso per oltre 10 milioni di euro. Ma di ruspe per il pacchetto complessivo se ne parlerà, con ogni probabilità, non prima del 2018: entro la fine di quest’anno le tre Ato definiranno un elenco definitivo delle opere necessarie, poi a gennaio stabiliranno le priorità a cui seguirà l’accordo quadro. «Bisogna capire quali progetti avviare prima – precisa Martelli – per ora ci sono solo 80 milioni: siamo certi che ci sono perché vengono menzionati in una delibera Cipe, ma per partire si dovrà attendere che arrivino sul territorio».
Andrea Alba – Il Corriere del Veneto – 8 dicembre 2016