La crisi seguita alle dimissioni di Renzi comporterà inevitabilmente un rallentamento dell’iter di molti provvedimenti già in dirittura d’arrivo in Parlamento. E per alcuni non è detto che il percorso non si interrompa del tutto. Molto dipenderà dalla soluzione scelta da Mattarella e dal tipo di Governo che scaturirà dalle consultazioni. Ecco un breve riepilogo delle leggi di interesse sanitario in sospeso
Siamo al ‘day after’, il ‘No’ ha vinto nel referendum sulla riforma costituzionale. Un voto che ha aperto una crisi di Governo con le dimissioni annunciate dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. In questo momento l’attesa per una soluzione alla crisi è febbrile, ma i nuovi scenari coinvolgeranno anche la sanità a partire dai tanti temi aperti, alcuni dei quali vicinissimi al traguardo.
E infatti sono molti i provvedimenti destinati ora ad un futuro incerto. A cominciare dai nuovi Livelli essenziali di assistenza, che sembrano essere arrivati quasi a meta dopo un iter lungo e travagliato. Già previsti dalla legge di Stabilità del 2016, rischiano ora un ulteriore slittamento. Il Dpcm, tra l’altro, come già chiarito dalla capogruppo Pd in commissione Sanità al Senato, Nerina Dirindin, in una recente intervista a Quotidiano Sanità, richiama a sua volta l’approvazione di altri provvedimenti e quindi la loro reale applicazione sul territorio potrebbe arrivare solo oltre la metà del 2017.
Si passa poi al ddl Gelli sulla responsabilità professionale, approvato lo scorso gennaio alla Camera ed ora ad un passo dal via libera in seconda lettura al Senato. La Conferenza dei Capigruppo convocata per domani renderà noto il nuovo calendario di Palazzo Madama. Ma anche in questo caso è facile prevedere un rinvio dell’esame data la concomitanza con provvedimenti di maggiore urgenza.
La ‘crisi al buio’ del Governo arriva, infatti, in un momento molto delicato, c’è la legge di Bilancio da portare a casa. Nessuno pensa di arrivare all’esercizio provvisorio e anche per questo il presidente Mattarella ha ottenuto da Renzi di “soprassedere” alle dimisisoni fino all’approvazione ricorrendo alla fiducia. La fiducia alla legge di Bilancio infatti non può essere votata senza un Governo in carica che la chieda. Ma su questa ipotesi tutte le opposizioni hanno già detto no.
In caso di un’approvazioone lampo resterebbero a quel punto fuori, tra l’altro, le misure in favore delle farmacie rurali che Montecitorio aveva ‘dimenticato’ di inserire nel testo sui cui il Governo aveva chiesto ed ottenuto la fiducia, il finanziamento di 50 milioni di euro per l’emergenza sanitaria a Taranto e qualsiasi altro emendamento.
C’è poi la riforma Madia sulla Pubblica Amministrazione da poco ‘bocciata’ dalla Corte Costituzionale. Cadrebbero così nel vuoto i tentativi del duo Madia/Lorenzin di riforma del sistema di nomine dei Direttori generali delle Aziende sanitarie con la costituzione del primo Albo nazionale.
Il tutto senza dimenticare un altro tema scottante: il rinnovo delle convenzioni e dei contratti che potrebbero subire inevitabilmente ulteriori dilazioni temporali vista l’instabilità politica e con bozze di accordi e investimenti che non hanno per niente convinto i lavoratori.
In tema di personale a rischio c’è anche l’approvazione del Ddl di Riforma degli ordini (il Ddl Lorenzin) con, tra le molte novità, anche la discussa norma che introduce le nuove professioni sanitarie di osteopata e chiropratico.
Altra incognita il destino del Ddl Concorrenza, con la norma per l’ingresso dei capitali in farmacia. Il testo giace ‘semi abbandonato’ in commissione Bilancio al Senato e la crisi non sembra favorire un suo sblocco.
E poi c’è tutta la partita sul farmaco. In attesa sempre della Legge di Bilancio che ha introdotto alcune modifiche in materia è chiaro come l’assenza di un Esecutivo allontanerà la riforma della governance del settore.
Giovanni Rodriquez – Quotidiano sanità – 5 dicembre 2016