Un via libera lampo da incassare, se possibile, già entro il fine settimana. Dopodiché il premier e il suo Esecutivo formalizzeranno le loro dimissioni. La legge di bilancio è la vera priorità del Paese. Lo spettro dell’esercizio provvisorio e la mancata sterilizzazione della clausole di salvaguardia con l’aumento delle aliquote Iva distano solo 26 giorni, festività di Natale incluse, dalla fatidica data del 1° gennaio 2017. L’orientamento di tutti è quello di scongiurare questo scenario.
Per il presidente della Repubblica la via maestra è quella di chiudere subito il dossier sui conti pubblici chiedendo a tutte le forze politiche del Senato un’assunzione di responsabilità per dare stabilità all’intero sistema. E questo anche alla luce delle osservazioni sulla manovra di bilancio italiana formulate ieri dall’Eurogruppo, che ha comunque chiesto l’adozione di «misure necessarie» per rispettare il patto di stabilità (si veda il servizio in pagina).
Una situazione comunque non nuova per la politica italiana. Nel 2012 la crisi del Governo Monti fu aperta ufficialmente nel pieno della sessione di bilancio. In quel caso il premier presentò le dimissioni che furono accettate dall’allora Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, soltanto dopo il via libera definitivo del Senato del 21 gennaio 2012 alla legge di stabilità per il 2013.
La stessa procedura di una “fiducia tecnica” chiesta da un Governo dimissionario potrebbe, dunque, essere adottata in queste ore per approvare in seconda lettura la legge di Bilancio. L’ipotesi sarebbe quella di un avvio della sessione di bilancio oggi in Senato come prevedeva il calendario ante referendum, con la valutazione della commissione Bilancio sulla copertura del provvedimento. Alle ore 13 sarà la riunione della Conferenza dei capigruppo a valutare concretamente la possibilità di presentare il Ddl già approvato alla Camera direttamente all’esame dell’Aula di Palazzo Madama per consentirne l’approvazione già entro la fine della settimana o al più tardi nei primi giorni della prossima.
Il voto del Senato si concentrerebbe sull’articolo 1 con i suoi 638 commi e i successivi 18 articoli sugli stati di previsione dei ministeri. Una struttura che comunque lascerebbe spazio per un via libera in temi rapidi e secondo fonti parlamentari si potrebbe ricorrere soltanto alla fiducia tecnica per far decadere ogni possibile modifica al testo della Camera.
Lo stesso film del Senato sulla manovra di bilancio si potrebbe replicare alla Camera per licenziare, sempre con un via libera “tecnico” il Dl terremoto già approvato dal Senato e la cui conversione dovrà avvenire entro la fine del mese.
Marco Mobili – Il Sole 24 Ore – 6 dicembre 2016