La maggioranza degli italiani vive in aree con qualità della vita insufficiente. Belluno chiude il podio, scivolano Pordenone e Bolzano. Crotone ultima, ma con alcuni ambiti di eccellenza. Il Nord Est si conferma una roccaforte del vivere bene, per la prima volta Roma finisce nel gruppo dei peggiori
Zucca, sbrisolona e Grana Padano battono canederli e speck: è Mantova la nuova regina della qualità della vita in Italia. Quella che è anche la Capitale della cultura 2016 scalza Trento, che dominava la classifica ininterrottamente dal 2011. E’ questo il risultato principale che emerge dalla ricerca di ItaliaOggi-Università La Sapienza di Roma (domani lo studio completo sul giornale), che disegna per altro molti cambiamenti ai piani nobili della graduatoria: nuovo ingresso sui gradini più alti del podio è Belluno, terza, in salita dall’ottava posizione. Scivolano, invece, Pordenone (da terza a quarta) e Bolzano (da seconda a ottava).
In generale, resta ampia la frattura tra Nord e Sud del Paese; anzi, si è andato disperdendo quello zoccolo duro di province meridionali dove tutto sommato si trovavano eccellenze rispetto alla media dell’area. Soffrono anche i grandi centri urbani. All’ultimo posto della classifica c’è Crotone, che pure rispetto alle altre province meridionali presenta alcuni elementi di discontinuità: qui, infatti, il tenore di vita è accettabile. “E la provincia è addirittura ricompresa nel gruppo delle più virtuose nelle dimensioni criminalità e popolazione”, dice la ricerca. “Responsabili, quindi, della maglia nera sono affari e lavoro, ambiente, disagio sociale e personale, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero. La precede Siracusa (era al 104° posto)”.
La maggioranza degli italiani vive “male”. Il corposo lavoro indaga le dimensioni di affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita, a loro volta articolate in 21 sottodimensioni e un elevato numero di indicatori di base, 84. Dai dati generali del 2016 emerge che sono 56 su 110 le province nelle quali la qualità della vita è risultata buona o accettabile, contro le 53 della passata edizione. E’ un timido miglioramento in accordo con i deboli segnali di ripresa economica, ma tradotto in termini di popolazione significa che ancora il 53,9% degli italiani vive in territori dove la qualità della vita è scarsa o insufficiente.
Tiene il Nord Est, Roma tra i peggiori. I ricercatori, visto che il lavoro viene ripresentato ormai da 18 edizioni, possono individuare i trend del medio periodo: “Una crescente vulnerabilità del nord ovest, molto verosimilmente causata da determinanti di carattere economico, quali i processi di deindustrializzazione e ristrutturazione produttiva in atto, e i problemi strutturali e tuttora irrisolti che stanno determinando un perdurante peggioramento della qualità della vita in Italia meridionale”. A tenere botta meglio sono invece le province medio-piccole del nord est e del centro: “Mostrano un notevole grado di ‘resilienza’, determinato forse dalla struttura del tessuto produttivo. Anche quest’anno tali linee di tendenza sono pienamente confermate: fra le 54 province in cui la qualità della vita è risultata scarsa o insufficiente, 6 sono dislocate nel nord ovest, 2 sono ricomprese nel nord est, 7 in Italia centrale e 39 su 41 in Italia meridionale e insulare. Quindi, in sintesi anche quest’anno si vede una stabilità nel livello di qualità della vita nelle province del nord ovest, un miglioramento nel nord est e in Italia centrale, un lieve peggioramento nell’Italia meridionale e insulare. “L’altra conferma riguarda gli effetti della congiuntura economica: una situazione di crisi economica che tende ad avere ripercussioni più severe nel nord ovest che nel nord est, determinando l’emersione di fenomeni di polarizzazione fra le due aree”, dice lo studio.
I grandi centri: Roma dietro la lavagna, Torino risale. In questo quadro stabile, per la prima volta nel gruppo dei peggiori, il 4 dove la qualità della vita è classificatac ome insufficiente, accanto alle province del Mezzogiorno, compare per la prima volta la provincia di Roma. Anche al Nord, d’altra parte, si conferma la presenza di una serie di centri urbani di dimensioni grandi e medio-grandi che faticano a raggiungere e mantenere posizioni di eccellenza e la stessa Milano – celebrata per l’Expo e la rinnovata attrattività internazionale e turistica – peggiora il suo posizionamento. Tra i grandi centri, Torino infatti scala 6 posizioni e si attesta al 70° posto in classifica generale; Milano conferma la battuta di arresto già osservata lo scorso anno, arretra di 7 posizioni e annulla i miglioramenti conseguiti tra il 2010 e il 2014, piazzandosi al 56° posto. Napoli è stabile su posizioni di coda, cede 5 posizioni e passa dal 103° al 108° posto. La situazione peggiore si registra a Roma. Infatti la Capitale non arresta la caduta verso le posizioni di coda e, come lo scorso anno, cede ben 19 posizioni (31 dal 2014) portandosi all’88° posto, cioè su livelli di qualità della vita insufficienti.
Repubblica – 27 novembre 2016