I virologi: «Pronti ad affiancare medici di base e pediatri». Ministero al lavoro sull’obbligo di certificato nelle scuole. «Non intendiamo retrocedere dalla sospensione dell’obbligo vaccinale sancita con la legge 7 del 2007, perchè reintrodurre un diktat per 4 vaccini su 16 non servirebbe ad aumentare le coperture, ora risalite al 91,5% e in prospettiva dirette verso il 93%-94%».
Lo ha annunciato la dottoressa Francesca Russo, direttore dell’Unità regionale di Prevenzione, al convegno scientifico a tema organizzato ieri a Venezia dalla Società italiana di virologia. In compenso la specialista sta preparando un documento, che poi la giunta Zaia adotterà come delibera, per indicare alle Usl le misure necessarie a rilanciare questa vitale forma di prevenzione. Il vademecum comprende la denuncia di camici bianchi e personale del comparto che sconsigliano i vaccini, la collaborazione con medici di base e pediatri di libera scelta, l’obbligo di fornire ai genitori tutte le informazioni richieste. «Il provvedimento dedica poi una parte ai Comuni con le coperture vaccinali più basse — spiega la Russo — invieremo una lettera ai sindaci per chiedere loro di segnalare alle Usl i bambini sprovvisti di certificato vaccinale al momento dell’iscrizione al Nido o alla scuola materna. E’ ora che le prime autorità sanitarie, non di rado scoperte a offrire sedi pubbliche agli anti-vaccinisti o a sconsigliare di immunizzare i neonati (la Regione nei mesi scorsi ha depositato alla Procura di Treviso un esposto contro l’ormai ex sindaco di Resana, Loris Mazzuccato), si assumano le proprie responsabilità». Sono infine al vaglio di Palazzo Balbi i dati nel Vicentino, provincia con il maggior numero di opposizioni.
Quanto all’ipotesi di ripristinare l’obbligo vaccinale per accedere alle scuole dell’infanzia, la Regione Emilia lo introdurrà il 22 del mese, mentre è in corso un dibattito tra ministero della Salute e Miur per vedere di imporlo a livello nazionale, superando la norma che oggi concede priorità al diritto all’istruzione su quello alla salute. «In Italia si è passati dall’obbligo all’adesione consapevole — ha illustrato Marta Tomasi, giurista dell’Università di Trento — ma quando il pluralismo non è più sostenibile bisogna intervenire in forma energica. Il vaccino coercitivo non è ammesso, possiamo ragionare sull’obbligo di certificato per la frequenza scolastica». «L’importante è partire dal presupposto che non esistono due campane — ha ammonito il professor Roberto Burioni, virologo dell’Università «Vita e Salute» di Milano — esiste solo quella della scienza, secondo cui i vaccini sono sicuri ed efficaci. E poi ci sono dei pazzi che affermano il contrario approfittando di Internet, dove tutti possono dire tutto. E allora ci dobbiamo sorbire follie come la correlazione, mai scientificamente dimostrata, tra vaccini e autismo, o cancro, o malattie autoimmuni, o sindrome di Down o addirittura calvizie e omosessualità. In questo campo non c’è par condicio, vaccinarsi significa salvare la propria vita e quella altrui».
Ma cosa c’è alla base del rifiuto? «La tendenza a privatizzare la gestione del rischio — sostiene il professor Corrado Viafora, docente di Bioetica all’Università di Padova — non ci si fida delle istituzioni sanitarie. Perché non pensare all’immunità di gregge (cioè mi proteggo per proteggere anche chi, per controindicazioni mediche, non può farlo, ndr )come a un bene comune da mantenere?». «E’ un atto di grande civiltà — conviene Alessandro Russello, direttore del Corriere del Veneto — e per contrastare il vento della negazione, i media devono spiegare alla gente ciò che ha valore scientifico e ciò che è solo una bufala». «Per evitare esitazioni, è importante creare un ambiente di scelta virtuoso, ma non coercitivo, che aiuti a decidere per il meglio», ha aggiunto il professor Matteo Motterlini, filosofo della scienza di «Vita e salute». Spunti che il professor Giorgio Palù, presidente delle Società italiana ed europea di virologia, accorperà nella «Carta di Venezia»: «Validerà la sinergia tra tutti gli attori della società civile per introdurre un percorso di comunicazione rigoroso. Noi virologi, inoltre, ci offriamo di aiutare medici di base e pediatri fornendo loro basi scientifiche sui vaccini e sul rapporto rischio-beneficio».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere della Sera – 18 novembre 2016