Il governo incassa la fiducia alla Camera sul decreto fiscale, con la rottamazione delle cartelle e la riforma della riscossione, e rilancia la decontribuzione nel 2017 per le nuove assunzioni nel Mezzogiorno. «Le aziende che scelgono di assumere al Sud hanno la decontribuzione totale, come il primo anno del Jobs act» ha annunciato ieri il premier, Matteo Renzi, a Caltanissetta. «Chi lo fa a Milano o a Verona no, anche perché in quelle aree siamo tornati al livello del 2008, ma chi vuole investire qui, o in altri comuni del Sud, ha la possibilità di avere questo incentivo» ha aggiunto Renzi.
I fondi, pari nel complesso a 730 milioni di euro, arrivano in gran parte dall’Unione Europea: 530 milioni dal piano operativo nazionale per l’occupazione, cui si sommano 200 milioni già previsti dalla legge di Bilancio. Il provvedimento ripristina al 100% la decontribuzione che quest’anno era stata riproposta riducendone l’intensità. È stato ben accolto dalla Confindustria, ma criticato dalle opposizioni, che accusano Renzi di aver varato un provvedimento in chiave puramente elettorale.
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a Porta a Porta , su RaiUno, difende comunque la riforma del mercato del lavoro, ricordando che «i lavoratori dipendenti sono aumentati di 47 mila unità e gli occupati sono cresciuti più del Prodotto interno lordo: non c’entra la politica monetaria della Bce, ma è merito delle misure del governo come la decontribuzione» ha replicato a Stefano Fassina, di Sinistra Italiana. Sottolineando ancora una volta la preoccupazione dei mercati che un esito negativo del referendum costituzionale «possa interrompere il processo di riforme», ed esprimendo soddisfazione per la decisione della Commissione Ue sul bilancio del 2017.
La manovra è ancora in discussione nella Commissione Bilancio della Camera, dove i gruppi politici stanno selezionando gli emendamenti da portare al voto. L’esame delle proposte di modifica inizierà domenica, con l’obiettivo di chiudere al massimo giovedì e portare il provvedimento in Aula venerdì 25 novembre. Considerata la pausa dei lavori parlamentari per il referendum del 4 dicembre, e i tempi stretti per l’esame, è assai probabile che anche sulla legge di Bilancio il governo possa chiudere la partita con un altro voto di fiducia.
Alla Ue, intanto, ieri è arrivata la richiesta del governo per l’uso del Fondo di solidarietà per il terremoto. I danni quantificati per il solo sisma del 24 agosto ammontano a 7 miliardi, di cui 5 relativi agli edifici privati. Un conto destinato a salire sensibilmente. Sempre ieri la Protezione Civile ha aumentato il contributo per l’autonoma sistemazione degli sfollati, raddoppiandolo da 200 a 400 euro per persona e fino a 900 euro a famiglia, che potranno aumentare se i componenti hanno oltre 65 anni.
Mario Sensini – IL Corriere della Sera – 17 novembre 2016