“La Regione ascolti il grido di allarme dei veterinari delle Ulss che lamentano di essere sottorganico, situazione che è emersa con evidenza quando si è estesa l’epidemia di Blue tongue che si è ormai diffusa a sei province venete, con 317 casi accertati al 10 novembre”. La richiesta arriva dai consiglieri del Partito Democratico Claudio Sinigaglia e Francesca Zottis dopo l’audizione in Quinta commissione dei rappresentanti del Sindacato italiano veterinari di medicina pubblica.
“Durante l’incontro ci hanno riferito della situazione di profondo disagio per la carenza di personale, aggravata dal mancato turnover. Regioni che hanno un patrimonio zootecnico e un settore agroalimentare pari o addirittura inferiore al Veneto, si trovano con organici ben più corposi. In Lombardia i veterinari del Sistema sanitario nazionale sono 620, in Emilia Romagna 467, in Campania 585 e in Piemonte 427. Da noi soltanto 347”, aggiungono ancora Sinigaglia e Zottis. “Eppure la mole di lavoro è enorme, con migliaia di controlli ematici sulle stalle sospette, oltre a quelli sul latte, certificazioni della movimentazione degli animali all’interno e all’esterno della regione, indagini epidemiologiche nelle sedi di focolaio e il posizionamento di trappole per gli insetti che trasmettono il virus. Inoltre nelle prossime settimane partirà una campagna capillare di vaccinazione di bovini e ovicaprini, indispensabile per contrastare la diffusione dell’epidemia. E purtroppo la blue tongue non è la sola malattia virale: basti pensare alla West Nile, l’influenza aviaria ricomparsa in Europa da poco e o la dermatite nodulare contagiosa, occorrono più controlli con un impegno straordinario dei veterinari pubblici”.
“La Regione – chiudono gli esponenti democratici – deve prestare una maggiore attenzione, garantendo investimenti adeguati e chiare modalità organizzative strutturali, nell’interesse di tutta la collettività: la medicina veterinaria ha notevole complessità e merita la massima considerazione”.
Fonte: Consiglio Veneto – 16 novembre 2016