Gli ultimi due trimestri dell’anno registreranno un variazione positiva del Pil (attorno allo 0,2-0,3% nel terzo, e allo 0,1% nel quarto). Mentre le previsioni di una crescita in termini reali dell’1% per il 2017 appaiono «non irraggiungibili»?visto l’orientamento «nettamente espansivo della politica di bilancio», che prevede una riduzione dello 0,5% dell’avanzo primario dell’anno venturo.
Dalle audizioni sulla legge di Bilancio 2017 di Banca d’Italia, Istat, Ufficio parlamentare di Bilancio e Corte dei conti sono arrivati, ieri, giudizi generalmente positivi sul mix degli interventi messi in campo dal Governo. Anche se non sono mancati, in particolare da Corte dei conti e Ufficio parlamentare del bilancio, i rilievi critici sulle coperture e sulla programmazione del bilancio dello Stato per il biennio 2018-2019,i cui saldi sono garantiti da aumenti di aliquota Iva per 19,7 miliardi e 23,3 miliardi, pari rispettivamente all’1,1 e all’1,3% del Pil.
Il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, in particolare, ha giudicato «apprezzabili»?gli interventi finalizzati al rilancio degli investimenti, il contrasto all’evasione fiscale e la prevenzione del rischio sismico. Signorini sui terremoti ha parlato di «una condizione di rischio perenne e ineliminabile» cui è esposta l’Italia è ha quantificato in 10 miliardi per ognuno i danni materiali causati dai terremoti dell’Aquila (2009) e dell’Emilia-Romagna (2012). Oltre agli impegni di spesa previsti per il prossimo triennio – un miliardo l’anno – secondo Bankitalia sarebbe a questo proposito auspicabile valutare l’ipotesi di affiancare meccanismi assicurativi agli sgravi fiscali. Nella sintesi conclusiva Signorini ha ricordato che la manovra aumenta l’indebitamento netto dello 0,7% rispetto ai tendenziali, con una copertura degli interventi rinviato a misure una tantum per lo 0,3% del Pil. Da qui l’invito a uno stretto monitoraggio anche sulle minori entrate previste e legate agli incentivi alle imprese, misure che dovrebbero indurre le aziende ad anticipare spese per investimento «dando un contributo al rafforzamento del ciclo».
Secondo il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nel loro insieme gli sgravi alle imprese, considerati come effetto combinato di superammortamenti e dell’Ace, dovrebbero innescare una leggera redistribuzione a vantaggio delle società più grandi, più strutturate e ad elevata intensità tecnologica e di conoscenza. «Considerando anche la riduzione dell’Ires – ha aggiunto Alleva – il risparmio di imposta per le società di capitale sotto analisi è pari a circa 2,4 miliardi di euro (11%). Complessivamente il 57% delle imprese risulta avvantaggiato dalla combinazione dei provvedimenti».
Dalle micro-simulazioni Istat risulterebbe poi un buon effetto redistributivo complessivo che dalle nuove 14esime e dalla nuova “no tax area”, che garantiscono circa 1 miliardo per il rafforzamento del reddito delle famiglie. Gli individui beneficiari di almeno uno dei due provvedimenti sono circa 8 milioni 180 mila (circa 6,8 milioni di famiglie). Il beneficio medio per famiglia è di 147 euro. Sul fronte del controllo della spesa, Istat ha confermato come, dalle elaborazioni effettuate sui dati rilevati e diffusi attraverso il sito del Mef, emerga che in generale la modalità di acquisto mediante adesione a convenzioni Consip permette di acquistare prodotti a prezzi inferiori rispetto a quelli che sono determinati in procedure d’acquisto fuori convenzione. Un esempio: per i pc desktop, i prezzi in convenzione sono risultati inferiori a quelli pagati fuori convenzione del 23% nel 2011, del 15% nei due anni successivi e del 2,5% nel 2014.
Dall’Ufficio parlamentare di Bilancio arriva un giudizio a due facce. Da un lato Giuseppe Pisauro, presidente dell’Upb, riconosce la presenza in manovra di «alcuni interventi di ampia portata, in particolare a sostegno degli investimenti privati», anche se accompagnate da «molte misure frammentarie difficilmente riferibili a un disegno organico di politica economica». L’obiettivo di crescita dell’1%, anche se validato dallo stesso Upb, resta però ambizioso, e soggetto a «fattori di rischio soprattutto di origine internazionale», e accompagnato da una manovra con qualche problema nelle coperture: 6,3 miliardi arrivano da misure «sostanzialmente una tantum», con il gettito della voluntary-bis (1,6 miliardi) che «rischia di essere sovrastimato» e la rottamazione dei ruoli che «finisce per premiare i contribuenti meno meritevoli». Il decreto fiscale finisce nel mirino anche della Corte dei conti, che si chiede «quali saranno le modalità di copertura della nuova riscossione».
Il Sole 24 Ore – 8 novembre 2016