Giusi Fasano. Gli animali e il terremoto. Ci sono colonie feline ovunque, nei borghi abbandonati, si vedono cani che vagano disorientati, galline, oche. La gente è scappata mentre la casa crollava e non tutti, da dove sono sistemati, si interessano dei propri animali domestici, o magari ci hanno provato ma senza risultato: sono tornati per cercarli e non li hanno trovati. Anche perché gli animali quando hanno potuto sono fuggiti terrorizzati. I cani, per esempio. Tanti sono spariti dalle loro frazioni per tre o quattro giorni dopo la scossa di domenica 30. Chi è rimasto li ha visti tornare e spesso accucciarsi, sfiniti, davanti alla porta della loro casa o di quel che è restato in piedi.
Questo terremoto — hanno scoperto i montanari delle frazioni attorno a Norcia e a Preci — ha fatto strage di conigli. Molti sono morti dallo spavento, imprigionati com’erano nelle loro gabbie.
Le stalle lesionate o crollate, poi, aprono il fronte dell’emergenza per i mesi invernali e, in alcuni casi, costringono gli allevatori a un ritorno al passato. Per esempio se sotto le macerie sono finite le mungitrici. Tocca tornare a mungere le pecore a mano, come non si faceva da oltre vent’anni, e sono ore di fatica in più e altre di sonno in meno. E se non c’è più un ricovero per l’inverno dove tenere le mucche che ora sono al pascolo oltre i mille metri? Sono abituate a scendere e rientrare dritte in stalla, lasciarle libere potrebbe voler dire perderle fra i boschi. Anche di questo sono fatte le giornate di chi non se n’è andato da qui.
Il Corriere della Sera – 7 novembre 2016