Introdurre il congedo di paternità obbligatorio è «fondamentale». «Nel nostro Paese fare figli penalizza la carriera delle donne». Tito Boeri, presidente dell’Inps, interviene a Milano al forum italiano del lavoro femminile «Elle Active!», tre giorni di incontri e formazione presso l’Unicredit Pavilion. Si schiera con il disegno di legge sulla paternità obbligatoria depositato in Parlamento un anno fa e nato da una proposta lanciata dal Corriere della Sera, al termine di un anno di inchieste sul tema maternità e lavoro de «Il tempo delle donne».
Il disegno di legge introduce 15 giorni di paternità obbligatoria da prendere nel primo mese di vita, con lo stipendio all’80%, e sanzioni per chi non lo rispetta. Boeri aggiunge: «L’Italia ha bisogno di uno choc. Va spezzato con delle scelte obbligate il circolo vizioso tra datori di lavoro e cultura familiare riguardo al ruolo delle donne».
E mentre il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, dice che alle donne vanno dati più posti di comando, Emma Bonino, ex ministro degli Esteri e storica esponente dei Radicali, ospite al convegno, polemizza con l’economista. «È eccessivo l’obbligo di congedo, bisogna stare attenti a non entrare troppo nelle scelte individuali dei cittadini, che come noi vogliono vivere liberi. Penso che nelle relazioni di coppia si debba lasciare un margine di contrattualità interna, senza dirigismo». In serata, sul tema interviene il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, che ai margini dei lavori della Leopolda ribatte: «Tutte le proposte hanno dei costi, bisogna vedere come siano sostenibili. C’è una proposta in Parlamento, ora il congedo è previsto per due giorni, l’ampliamento sta alla discussione in Parlamento, e il Parlamento vedrà cosa sarà opportuno fare».
Qualche cifra il presidente dell’Inps in mattinata l’aveva snocciolata, ricordando come in Italia la percentuale delle donne che lavora è del 65% e diminuisce al 50% in presenza di un figlio e al 40% con più figli. «In altri Paesi la differenza è minima — aveva spiegato —, quindi non è un fatto inevitabile, riguarda la cultura, i datori di lavoro percepiscono le donne come se avessero un costo superiore agli uomini e poi quelle che lavorano sono spesso viste come cattive madri». E ancora: «Un giorno solo di paternità è troppo poco. Già quando c’è stato il passaggio da 1 a 2 giorni si è registrato un forte aumento dell’utilizzo. Nei primi sei mesi del 2016, si è raggiunto lo stesso numero di congedi di tutto il 2015». Oggi i due giorni di paternità costano 50 milioni di euro all’anno. I quindici potrebbero essere un obiettivo da raggiungere con gradualità.
Portare al centro del dibattito il ruolo dei papà è stato il punto d’arrivo naturale dell’inchiesta su maternità e lavoro, come ha spiegato la vicedirettrice del Corriere Barbara Stefanelli alla platea del Forum. L’obiettivo «parità» tra uomo e donna richiede una rivoluzione del linguaggio (per esempio l’uso di «condivisione» al posto di «conciliazione»), ma anche norme stringenti. Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, che ha depositato il ddl in Parlamento, insiste: «È la strada maestra, la stessa indicata nel documento che le donne di Cgil, Cisl e Uil hanno consegnato dieci giorni fa alla ministra Boschi. Mi auguro si faccia un deciso passo in avanti con la Finanziaria» .
Paola D’Amico – IL Corriere della Sera – 6 novembre 2016