Matteo Carollo, dal Giornale di Vicenza. L’applicazione dei limiti per i Pfas negli scarichi industriali va rivista. E la falda va risanata. Così hanno concordato a Venezia i partecipanti all’incontro per il rinnovo dell’accordo di programma sul risanamento del bacino Fratta-Gorzone. Sarà quindi convocato un tavolo tecnico che avrà il compito di sottoporre a verifica quanto imposto dalla Regione nel luglio scorso, mentre si profila all’orizzonte un nuovo protocollo per il disinquinamento delle aree contaminate.
I LIMITI. La questione della contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche è stata affrontata a Palazzo Balbi durante l’ultima riunione del comitato di sorveglianza dell’accordo di programma per il bacino Fratta-Gorzone. Al vertice erano presenti il direttore generale del ministero dell’Ambiente Gaia Checcucci, l’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin, il consigliere con delega all’ambiente della Provincia di Vicenza Paolo Pellizzari, il presidente del consorzio Arica Antonio Mondardo, nonché sindaci e amministratori delle società di gestione idrica. Nel corso della riunione è emerso il tema dei limiti imposti nel luglio scorso dalla Regione per gli scarichi del collettore Arica. Il “tubone” raccoglie le acque filtrate dai depuratori di Arzignano, Montecchio Maggiore, Lonigo, Montebello e Trissino, impianti gestiti dalle società Acque del Chiampo, Mediochiampo e Alto Vicentino Servizi. L’applicazione dei limiti, gli stessi fissati per l’acqua potabile, preoccupa le aziende dell’Ovest Vicentino, soprattutto dopo che, su sollecitazione del ministero, è stata disposta l’applicazione immediata dei valori e non il raggiungimento di questo obiettivo entro il 2020, com’era stato stabilito inizialmente.
IL TAVOLO. È stata decisa quindi l’istituzione di un nuovo tavolo tecnico, il quale si riunirà entro 15 giorni per procedere con una verifica dei limiti imposti. «Sono emerse preoccupazioni relative a limiti così stringenti da applicare da subito – spiega il presidente della Provincia Achille Variati -. Mi pare comunque che si stia chiarendo che un conto sono i limiti sanitari, quelli relativi all’acqua da bere, e un conto quelli relativi alle emissioni nei collettori industriali. Per questo viene istituito un tavolo tecnico con il quale si cercherà di trovare delle soluzioni al riguardo». Al tavolo siederanno ministero dell’Ambiente, Regione, Provincia, Arpav, tecnici dei Comuni e delle società di gestione degli acquedotti, rappresentanti delle attività produttive.
IL PROTOCOLLO. Durante rincontro non si è parlato solo di limiti negli scarichi industriali, ma anche di come affrontare e risolvere l’emergenza della contaminazione da Pfas in Veneto. La Provincia di Vicenza ha così chiesto di avviare uno specifico protocollo dedicato alle sostanze perfluoroalchiliche il quale, oltre ad occuparsi della realizzazione di nuove infrastrutture, dovrà puntare anche al risanamento della falda inqui nata. «Oltre alla realizzazione di nuovi acquedotti – spiega il consigliere provinciale Paolo Pellizzari -, l’emergenza non deve farci perdere di vista l’obiettivo di medio-lungo periodo, cioè il risanamento della falda. II direttore del ministero Gaia Checcucci dovrà verificare, ora, le disponibilità finanziarie: l’accordo di programma sarà aperto se ci saranno possibilità di investimento».
IL COMMENTO. «Gli esiti dell’incontro sono positivi – dichiara il presidente Variati -. La provincia aveva fatto da mediatrice durante lo scontro istituzionale tra Regione e Governo. Mi sembra che ora il clima sia meno velenoso di allora. Ci sono poi questi 80 milioni per le infrastrutture. Intanto cerchiamo di realizzare nuove “autostrade dell’acqua” che possano portare acqua pulita dai pozzi non contaminati negli acquedotti, poi bisognerà affrontare il tema del risanamento della falda».
Il Giornale di Vicenza – 4 novembre 2016