Una raffica di ricorsi sulla vicenda dei limiti imposti dalla Regione per i Pfas. Il consorzio Arica, Acque del Chiampo, Miteni e International Chemical Investors Group, società tedesca che controlla l’azienda trissinese, non hanno perso tempo e impugnando documenti e carte bollate si sono rivolti al Capo dello Stato, al Tribunale superiore delle acque e al Tar del Veneto.
In particolare, Miteni e Icig hanno impugnato i provvedimenti emessi dalla Regione nei quali si chiede l’adeguamento immediato a valori più stringenti, relativi alle sostanze perfluoroalchiliche, rispetto a quelli fissati in un primo momento. Un giro di vite che era stato imposto dal ministero dell’Ambiente nel luglio scorso. I ricorsi dell’azienda e del gruppo riguardano solo i limiti relativi ai Pfas a catena corta, i cosiddetti C4, e sono diretti contro i soggetti che li hanno adottati: Istituto superiore di sanità, ministero dell’Ambiente, Regione, consorzio Arica e Alto Vicentino Servizi.
In generale, il primo è un ricorso straordinario presentato al Capo dello Stato dalla Miteni. Il secondo ricorso è stato invece presentato da Acque del Chiampo al Tar del Veneto; l’udienza è fissata per oggi. È prevista invece per il 16 novembre l’udienza per il terzo ricorso, presentato da Arica e Acque del Chiampo al Tribunale superiore delle acque pubbliche. Dal canto suo, l’International Chemical InvestorGroup ha presentato il 10 ottobre un ricorso al Tar veneto. Un quinto ricorso è stato presentato da Miteni al Tar veneto.
La vicenda ha origine nel luglio scorso, in occasione del rinnovo dell’autorizzazione, da parte della Regione Veneto, allo scarico nel Fratta, a Cologna Veneta, del tubone “Arica”. Quest’ultimo raccoglie le acque filtrate dai depuratori di Arzignano, Montecchio Maggiore, Lonigo, Montebello e Trissino, impianti gestiti dalle società Acque del Chiampo, Mediochiampo e Alto Vicentino Servizi. In base al decreto regionale originario, l’applicazione dei valori limite fissati dall’Istituto superiore di sanità doveva essere realizzata entro il 30 giugno 2020. Successivamente, però, il ministero dell’Ambiente aveva comunicato alla Regione che i valori proposti dall’Iss dovevano essere applicati immediatamente.
La Regione si era quindi adeguata con un nuovo decreto che imponeva di rispettare fin da subito i valori. Il presidente di Arica Antonio Mondardo aveva spiegato che il provvedimento non risultava tecnicamente attuabile, «se non facendo chiudere decine, centinaia di azi ende». Sulla vicenda è intervenuto ieri il consigliere regionale del Partito democratico Andrea Zanoni. «La Miteni e Arica proprio non ne vogliono sapere di regole e limiti delle sostanze inquinanti come Pfas nelle acque – ha commentato l’esponente della minoranza del Consiglio veneto -. Speriamo che la Regione e i ministeri abbiano la meglio. Trovo scandaloso questo accanimento dei ricorrenti su disposizioni che tra l’altro sono anche di manica larga. Che vergogna».
«Nessuno ha chiesto di alzare i limiti – replica l’amministratore unico di Acque del Chiampo Alberto Serafin -. Noi siamo depuratori e i ricorsi sono a tutela della salute. Sono a disposizione di Zanoni per spiegargli cosa eccepiamo alla Regione».
IL Giornale di Vicenza – 3 novembre 2016