Un tavolo tecnico-politico che predisponga nei particolari il trasferimento dell’approvvigionamento degli acquedotti del Basso veronese. Questa è la proposta emersa, ¡eri pomeriggio a Venezia, al termine di un incontro del Comitato di sorveglianza sull’applicazione dell’accordo quadro per il disinquinamento del bacino del Fratta-Gorzone.
Un’indicazione che ha visto dalla stessa parte sia la provincia di Vicenza che le autorità di bacino del servizio idrico. Con l’impegno congiunto a garantire che dai rubinetti sgorghi acqua non contaminata. Il problema è costituito in primo luogo dall’inquinamento da Pfas, che interessa le falde da cui pescano gli acquedotti dell’area posta a cavallo fra le provincie di Verona, Vicenza e Padova. Per far sì che le reti pubbliche possano essere alimentate con acque pulite, è necessario, secondo quanto previsto dai tecnici, creare un collegamento con le condotte dell’Est Veronese. Un’operazione che richiede ingenti investimenti visto che per mandarla in porto servono almeno 130 milioni di euro. Recentemente è stato assicurato, a questo riguardo, lo stanziamento di 80 milioni di euro da parte del Governo. Per cui, anche se i soldi sono ancora solo sulla carta, c’è chi inizia a ragionare su come e dove avviare i lavori. Nell’incontro di ieri, d’altro canto, si è parlato anche della presenza dei Pfas negli scarichi che finiscono nelle acque superficiali. Nonostante in ballo ci siano 23 milioni di euro da utilizzare per realizzare un impianto di trattamento dei fanghi ad Arzignano, in provincia di Vicenza, i rappresentanti dei consorzi che gestiscono acque e reflui del Vicentino hanno riaffermato la loro contrarietà ai limiti imposti dal ministero dell’Ambiente sulla presenza delle sostanze perfluoro-alchiliche negli scarichi del damigerato «tubo». Ovvero, ¡n quello che esce dal collettore che raccoglie i liquidi provenienti dai depuratori del Vicentino e li fa finire nel fiume Fratta Gorzone, a Cologna. Secondo i vicentini non è possibile garantire allo stato attuale che la presenza massima dei Pfas negli scarichi sia allo stesso livello di quella considerata tollerabile per l’acqua potabile.
L’Arena – 3 novembre 2016