Attivazione immediata dei tavoli sindacali – regionali e provinciali – per affrontare i cambiamenti che ricadranno sulla sanità scaligera, dopo l’approvazione del progetto di legge numero 19. A chiederla Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl veronesi, che si appellano alla Regione ed in sede locale al direttore generale e commissario delle tre Ulss di Verona, Bussolegno e Legnago, Pietro Girardi, per fare il punto sulle trasformazioni che deriveranno dalla riduzione delle aziende socio-sanitarie venete da 21 a nove e dall’istituzione dell’Azienda zero per la governace della sanità veneta.
Con la fusione di Ulss 20, 21 e 22, la «Scaligera» che nascerà, sommerà infatti gli oltre 2.300 addetti della 20 di Verona agli oltre 1.700 in servizio a Bussolengo ed agli altrettanti di Legnago, per un totale di circa 5.700 dipendenti tra medici, dirigenti e personale del comparto (infermieri, operatori addetti all’assistenza, tecnici, amministrativi, ecc).
«Per tutelarli è inevitabile avviare da subito una fase negoziale: serve armonizzare i diversi accordi aziendali che, nel tempo, hanno costruito risposte diversificate e riguardano orari di lavoro, tumistica, reperibilità», sottolineano Sonia Todesco, Franco Antolini, Daniela Prencipe, segretari rispettivamente di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
Altro nodo riguarda la creazione dell’Azienda zero. «Con la quale» si legge nella nota diffusa dalle organizzazioni «la Regione si propone di realizzare economie importanti, che si dovranno verificare però scongiurando l’ipotesi «esuberi» e «mobilità non contrattate del personale».
Secondo i sindacati non è chiaro che tipo di accentramento sarà apportato. «L’Azienda zero si occuperà oltre che degli acquisti anche degli appalti? Unificherà gli uffici tecnici, legali, concorsi delle varie Ulss? Resteranno dei servizi periferici?», si interroga Todesco. La riduzione delle Ulss sfocerà nella revisione delle schede ospedaliere, con modifica della dotazione dei posti letto negli ospedali e ricadute sull’organizzazione del lavoro di medici e sanitari.
«La nostra attenzione è quindi puntata anche sul riparto delle risorse 2017 che la Regione adotterà. Entreranno in campo i famosi costi standard che il presidente Luca Zaia chiede di applicare al Fondo sanitario nazionale?», domandano le sigle «dalla chiusura del bilancio consuntivo 2015 dei giorni scorsi emerge un dato di sofferenza: aumentano le aziende in rosso. Sono 13 e sommano 241 milioni di deficit (171 nel 2014) coperti dalle risorse accantonate nella Gestione sanitaria accentrata. Auspichiamo che il riparto non segua la logica di dare a chi spende di più – e magari male – ma sia in grado di «premiare» le realtà più efficienti».
I sindacati ricordano che ulteriori risparmi e l’adozione di modelli innovativi di gestione delle risorse, anche umane, dipendono dall’attivazione degli ospedali di Comunità, ancora al palo, nonostante siano stati previsti dal Piano socio sanitario regionale. «La conseguenza è che pazienti, che potrebbero passare in carico a queste struttu re, ingolfano medicine e geriatrie con danni economici e sociali», denunciano. Anche le Medicine di gruppo integrate sono partite in numero limitato. Nel Veronese, inoltre, restano aperte le questioni legate alle strutture ospedaliere: la tempistica di apertura del Magalini di Villafranca, gli investimenti nell’ospedale di Legnago, praticamente dimenticato dai finanziamenti edilizi regionali, il rapporto con l’azienda ospedaliera e la concentrazione di privato convenzionato gestito dalla Regione».
L’Arena – 2 novembre 2016