Il governo contesta le cifre sulla riforma delle pensioni fornite dal presidente dell’Inps. Intervistato dal Corriere della sera , Tito Boeri aveva detto che, nel lungo periodo, il pacchetto previdenziale inserito nel disegno di legge di Bilancio potrebbe arrivare a costare 44 miliardi di euro. Mentre la riforma che lo stesso Boeri aveva proposto al governo, e che invece è stata scartata, avrebbe abbassato il debito pensionistico di circa il 4% del prodotto interno lordo.
Lette quelle cifre, il sottosegretario alla presidenza del consiglio Tommaso Nannicini ha telefonato a Boeri. Non è trapelato nulla ma non deve essere stato un colloquio disteso. Sulle cifre il governo sostiene che il pacchetto del disegno di legge di Bilancio peserà sul bilancio dello Stato per 7 miliardi di euro nei prossimi tre anni. Mentre la riforma Boeri avrebbe avuto un costo fino a tre volte superiore. Nel lungo periodo, sempre secondo il governo, sarebbero troppe le variabili in gioco per poter fare un confronto realistico. Ma al di là dei numeri, tra Boeri e il governo il rapporto sembra ancora più difficile.
Ieri il presidente dell’Inps è tornato sulla questione: «Mi sembra che gli impegni del governo non siano tanto credibili». ha detto a margine di un convegno sul welfare organizzato a Torino. Poi ha precisato che quella frase si riferiva solo alla questione degli esodati, i lavoratori che rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione: «Avevano detto che la settima salvaguardia sarebbe stata l’ultima – ha spiegato – invece ora c’è l’ottava (inserita proprio nel ddl di Bilancio, ndr) e ho già il tam tam della nona». Parole che gli sono valse la gelida replica del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «Prendo atto con soddisfazione della precisazione del presidente dell’Inps. Ritengo, del resto, che non si possa dubitare circa l’impegno del governo». Di fatto quella di Poletti è l’unica, stringata, replica ufficiale che il governo ha concesso all’intervista. Nell’esecutivo e nella maggioranza nessuno vuole alimentare uno scontro che ormai è nei fatti, tanto meno a un mese dal referendum sulla riforma costituzionale. E con l’Inps che giocherà un ruolo fondamentale per far funzionare l’Ape, l’anticipo pensionistico, una delle misure più importanti tra quelle inserite dal governo nel ddl di Bilancio.
Sulle pensioni, ieri l’Inps ha diffuso i dati relativi al 2015. La spesa complessiva è cresciuta dell’1,2%, toccando i 280,2 miliardi di euro. E questo anche se il numero di persone che ricevono un assegno è sceso di 100 mila unità, attestandosi a quota 16,2 milioni. Il reddito medio pro capite è di 17.323 euro lordi l’anno. Il 39,6% dei pensionati italiani ha un reddito mensile al di sotto dei mille euro. Questa percentuale è in leggera discesa e dovrebbe diminuire ancora con i ritocchi alla quattordicesima, sempre inseriti nel ddl di Bilancio. Un’altra questione che ha diviso il governo e Boeri, secondo il quale «sette volte su dieci la 14/ma va a persone che non sono povere».
Lorenzo Salvia – Il Corriere della Sera – 30 ottobre 2016