Quest’estate un albergatore di Rimini ha rifiutato la prenotazione a una signora non vedente perché accompagnata dal cane guida. Il mese scorso, i colleghi di Lucia, centralinista all’ospedale di Pescara, hanno abbandonato il posto di lavoro per un’intera giornata, in segno di protesta contro la presenza in ufficio del suo cane guida.
«L’animale è troppo grosso e non può salire sull’autobus», ha detto l’autista ad Ana, che ogni giorno con la sua guida a quattro zampe prende il pullman per recarsi al lavoro a Vercelli. È successo anche in un commissariato di Roma: «Il cane non può entrare», hanno detto gli agenti a una signora recatasi al posto di polizia per una denuncia.
Non sono episodi isolati. Eppure, da più di quarant’anni una legge dello Stato (n. 37 del ‘74) stabilisce che la persona priva della vista può entrare col cane guida in tutti i luoghi aperti al pubblico ( si veda box ). Spesso, però, si tratta ancora di un diritto solo “sulla carta”.
«Un giorno sì e l’altro anche, ci vengono segnalati nuovi episodi di discriminazione — racconta Mario Barbuto, presidente dell’Uici, Unione italiana ciechi e ipovedenti —. A volte succede che non sia permesso al cane guida di entrare in un supermercato o in altri esercizi commerciali o in un ristorante, altre volte s’incontrano ostacoli sul posto di lavoro, oppure quando bisogna prendere un taxi o un autobus. Questi cani —spiega Barbuto — sono i nostri occhi e devono poterci accompagnare ovunque. Rifiutare loro significa rifiutare noi. E violare diritti come quello alla mobilità personale e l’accesso a pari opportunità, sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite».
Sentirsi esclusi e umiliati, come se non bastasse vivere al buio e affrontare ogni giorno le tante barriere sensoriali, presenti un po’ dappertutto, a cominciare dai banchi di scuola, per esempio con ebook elettronici non accessibili se privi di screen reader e programmi di sintesi vocale che spiegano ciò che compare sullo schermo del computer e permettono di “leggere” anche a chi non vede; e poi al lavoro, negli uffici pubblici, negli ambulatori medici, nei luoghi di svago, persino sui siti della pubblica amministrazione nonostante la “legge Stanca”, entrata in vigore nel 2004, preveda che debbano essere accessibili.
La noncuranza nei confronti di leggi in vigore, poi, sembra quasi la normalità. Da una rilevazione effettuata dall’associazione Blindsight Project sui principali siti di prenotazioni alberghiere è risultato che circa un migliaio di strutture dichiarano esplicitamente sul proprio sito internet di “non ammettere né animali domestici né cani guida”.
Lo scorso gennaio la Fish, (Federazione italiana superamento dell’handicap), ha sollecitato un intervento del ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, presso le organizzazioni degli albergatori.
«Rifiutare l’accesso a un cieco con cane guida è come chiedere a un paraplegico come me di lasciare fuori la carrozzina — dice il presidente della Fish, Vincenzo Falabella — . Abbiamo anche suggerito di inasprire le sanzioni, attualmente solo pecuniarie, fino a una revoca della licenza qualora gli esercenti violassero la norma in modo reiterato. Finora non abbiamo avuto risposta». Per raccogliere le segnalazioni e offrire un sostegno — anche legale — a chi subisce discriminazioni, la Uici ha di recente istituito una Commissione nazionale dedicata ai cani guida. «Purtroppo è ancora limitata la consapevolezza dei cittadini sul ruolo dei cani guida, che non sono animali “da compagnia” — sottolinea la coordinatrice della Commissione, Elena Ferroni — . Ogni volta bisogna spiegare che il cane guida può entrare e che esiste una legge che lo consente».
Anche lei è stata vittima di discriminazione lo scorso 16 ottobre, proprio in occasione della Giornata nazionale del cane guida, indetta ogni anno, fin dal 2006, per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’importanza del loro servizio. «Mi trovavo a Bologna e ho chiamato il taxi per andare in stazione e prendere il treno per Siena — racconta Ferroni —. Ma il conducente non ha voluto far salire il mio cane. Mi ha detto che aveva il bagagliaio pieno».
Maria G. Faiella – Corriere Salute – 30 ottobre 2016