«Tra un paio di settimane, firmeremo l’accordo di programma con Regione, Azienda Ospedaliera e Università». L’annuncio del sindaco di Padova Massimo Bitonci (di una decina di giorni fa) rischia di restare disatteso. E questa volta il Comune c’entra poco o nulla. Anzi. Non c’entra nessuno degli enti e delle amministrazioni coinvolte perché l’intesa sulla realizzazione del nuovo ospedale nell’area di San Lazzaro rischia di arenarsi (ancora una volta) per motivi che non hanno a che fare con le vicende locali o regionali.
A fare da tappo all’ormai annosa questione dell’ospedale è il fatto che Unicredit e Monte dei Paschi di Siena – cioè le due banche che gestiscono i destini dei terreni di San Lazzaro che i privati devono cedere al Comune che a sua volta dovrà girarli alla Regione per iniziare a costruire – non hanno ancora svincolato le ipoteche sulle aree e quindi i privati non possono consegnarle a Palazzo Moroni. Per spiegare meglio, va ricordato che circa 250 mila dei 500 mila metri quadri sui quali verrà posizionare il nuovo ospedale sono di proprietà privata. Nello specifico i terreni appartengono al Consorzio Urbanizzazione Quadrante Nordest (partecipato dalla Via San Lazzaro Properties Srl, dall’Immobiliare Galzignano Spa e dalla Mantegna Immobiliare Srl) rappresentato dal commissario liquidatore Simone Salata. Già, un commissario liquidatore. Perché il Consorzio ha ereditato i terreni in questione dal fallimento dei precedenti proprietari, che possedevano un debito di circa 70 milioni di euro nei confronti delle due banche citate sopra. Quando Bitonci decise di cestinare il project financing di Padova Ovest e quando fu chiaro che la soluzione nuovo su vecchio non era percorribile per l’opposizione del Bo e della Regione, era necessario trovare un’altra area da circa 500 mila metri quadri e fu appunto individuata quella di San Lazzaro, 250 mila metri del Comune, 250 mila dei privati. In cambio della cessione (gratuita) delle aree al Comune, la compagine guidata da Salata ha ottenuto il via libera da Palazzo Moroni per la realizzazione di tre grattacieli i cui lavori dovrebbero iniziare insieme a quelli del nuovo ospedale. Resta però quel credito di circa 70 milioni di euro che Unicredit e Mps vantano nei confronti del Consorzio e che sperano di recuperare sia attraverso l’investimento immobiliare appena descritto sia tramite l’indotto che dovrebbe essere generato dalla vicina presenza del nuovo complesso medico sanitario. Ma, ad oggi, le due banche non hanno ancora sbloccato i terreni che si trovano alle spalle del Net Center e della Kioene Arena. Anche se i vertici locali di Unicredit e Mps hanno espresso parere favorevole all’intera operazione, manca il via libera dei rispettivi consigli d’amministrazione perché i presidenti Giuseppe Vita (Unicredit) e Massimo Tononi (Mps) vogliono (comprensibilmente visto che si tratta di 70 milioni) vederci chiaro.
Nella migliore delle ipotesi, le riunioni dei due cda dovrebbero avvenire non prima della fine di novembre. La questione delle aree dunque sembra essere rimandata di almeno un altro mese. La ratifica dei due istituti di credito infatti è un passo obbligato per arrivare all’accordo di programma, visto che secondo la Regione e l’università, il polo medico-sanitario ha bisogno di mezzo milione di metri quadri per essere realizzato. «Le schede ospedaliere della Regione, varate nel 2011 e tuttora in vigore, dicono che è sufficiente una superficie di 200 mila metri quadri – si limita a ripetere il sindaco Bitonci – Quella misura già ce l’abbiamo. E’ stato il vecchio rettore dell’Università Giuseppe Zaccaria a pretendere mezzo milione di metri quadri per far sì che ci fosse lo spazio anche per il campus».
Davide D’Attino – Il Corriere del Veneto – 30 ottobre 2016