Promossi con riserva. C’era tutta la giunta, guidata dal presidente Luca Zaia, ieri a Ca’ Corner, sede della prefettura di Venezia, per il giudizio di parificazione della Corte dei conti sul rendiconto 2015 della Regione. Un appuntamento atteso perché come ha spiegato la presidente della Sezione di controllo, Diana Calaciura Traina, «dietro la cerimonia, c’è un procedimento giurisdizionale vero e proprio», del quale gli amministratori possono essere chiamati a rispondere.
A differenza di un anno fa, quando i rilievi furono molti e forieri di una certa tensione tra la Regione e i giudici contabili, stavolta il giudizio s’è chiuso con la parificazione del rendiconto, con tre sole eccezioni.
La prima riguarda due «contributi» che Palazzo Balbi ha dato a Sistemi Territoriali (13,3 milioni di euro) e Veneto Sviluppo (1,1 milioni) che secondo la Corte si sarebbero dovuti classificare come indebitamento e non, appunto, come semplici contributi, rilievo che è stato mosso anche con riferimento al canone di locazione finanziaria da 3,6 milioni sostenuto per l’acquisto in leasing dell’ex Palazzo delle Ferrovie, ora Palazzo della Regione a Venezia. Da Palazzo Balbi, però, fanno sapere che anche volendo classificare queste tre uscite come debiti, comunque i parametri di bilancio sarebbero rispettati (sorpreso, in particolare, l’ex assessore di reparto Roberto Ciambetti, che spiega come anche negli anni precedenti fosse stato inserito nel rendiconto il «contributo» a Sistemi Territoriali – «Una cosa che va avanti dal 2007» – senza che la Corte avesse mai rilevato alcunché). La seconda eccezione investe invece una serie di partite di giro, che sarebbero state classificate erroneamente (una questione molto tecnica che comunque riguarda appena 370 mila euro su un bilancio di 13,4 miliardi). Il terzo aspetto che non ha passato il vaglio dei magistrati è infine il conto del patrimonio e qui vale la pena soffermarsi su quanto detto dal relatore Giampiero Pizziconi, assai più severo nelle sue valutazioni del procuratore Paolo Evangelista: «Allo stato non può dirsi che la Regione operi una corretta rilevazione dei suoi beni patrimoniali», sia per quanto riguarda i beni immobili («Le carenze evidenziate presentano un’indubbia gravità, con particolari ricadute sull’intera attività dell’ente») sia per quelli mobili («Sono state riscontrate gravi irregolarità» in alcuni casi, in altri i criteri utilizzati «non trovano giustificazione»).
Per il resto, il 2015 si è chiuso con un risultato negativo di 316,5 milioni (disavanzo dimezzato rispetto all’anno scorso) che sale a 3,1 miliardi con i fondi e i vincoli che la Regione è stata obbligata a costituire. Ciò non di meno, i vincoli del pareggio di bilancio e quelli del Patto di stabilità sono stati rispettati ma la Corte insista ugualmente affinché Palazzo Balbi si doti di un piano pluriennale di rientro (se l’andamento degli ultimi anni fosse confermato, il disavanzo verrebbe ripianato nel 2024). «È difficile fare una pianificazione simile nell’incertezza in cui versiamo ogni anno a causa dei ritardi nei trasferimenti da Roma» chiosa il vice governatore (con delega al Bilancio) Gianluca Forcolin e in effetti quest’ultimo aspetto è stato evidenziato anche dalla Corte con riferimento alla Sanità: «È urgente l’avvio di un dialogo con i ministeri inteso ad individuare soluzioni che assicurino al settore stabili e continuative fonti di finanziamento». Un fenomeno che, a cascata, genera ulteriori ritardi, nei riparti delle Usl, nella presentazione dei bilanci di previsione, degli assestamenti, dei rendiconti. «Questo complica l’applicazione dei correttivi che possono rendersi necessari in corso di esercizio» chiosa il procuratore Evangelista.
Soddisfazione, una volta ottenuto il giudizio di parifica, è stata espressa da Zaia: «Dalla sanità alla spesa, dagli investimenti all’indebitamento, siamo la Regione più virtuosa d’Italia. E questo nonostante qui non si applichino né l’addizionale Irpef né quella sulle accise sui carburanti e tutte le tasse regionali siano al minimo. Ogni anno facciamo risparmiare ai veneti 1,1 miliardi di euro».
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 27 ottobre 2016