Un delfino a Venezia e già sembra il mondo alla rovescia. Un delfino in acqua, cioè l’habitat naturale in cui il simpatico mammifero si muove con una certa grazia: si muove, nuota, si immerge per mangiare, respira, si guarda intorno. Il suo ambiente, in linea teorica e non solo. Non il nostro. Ci scruta. Insomma, si fa gli affari suoi come è giusto che sia in casa propria.
Da un paio di giorni un delfino maschio, un bell’esemplare adulto di circa tre metri, ha messo la testa all’interno della laguna e ha deciso di farsi una nuotata nel canale della Giudecca. Esattamente lì dove si è visto e si vede transitare un po’ di tutto: grandi navi, piccole-grandi navi, medie navi. Gente a nuoto che protesta contro le grandi navi. Gondole, barchini, mototopi, taxi, rimorchiatori. La cosa, perché il delfino è animale che per definizione piace a tutti (ecco, a tutti tutti proprio no perché con i pescatori non ha mai avuto un rapporto, diciamo, privilegiato), non ha mancato di attirare attenzione, visto che il fatto è anomalo. E i social si sono immediatamente riempiti di foto e video del delfino, normale che sia così. La fantasia vola, all’animale si devono attribuire pensieri e sentimenti umani: più prosaicamente pare sia arrivato in bacino, proprio a due passi da piazza San Marco, per mangiare a sazietà e senza troppo faticare. Insomma, è venuto a cacciare.
«È ancora stagione di seppie — spiega Luca Mizzan, direttore del Museo di storia naturale di Venezia — è naturale pensare che sia venuto qui per cibarsi. Lo abbiamo seguito con attenzione fin da martedì: è adulto, l’atteggiamento è quello di un esemplare sano e senza problemi fisici: si immerge rapidamente, riemerge per la respirazione in modo regolare, poi torna in immersione per tempi più lunghi. Tutto normale». Il delfino — a cui non è stato attribuito alcun nome perché selvaggio è e tale è meglio (per lui) che resti — mostra grande curiosità, non sembra avere alcun timore di navi, traghetti e imbarcazioni, pare anche piuttosto «scafato» per il modo in cui si tiene alla larga dai potenziali pericoli. «Hanno un udito che consente loro di sentire le eliche delle imbarcazioni — spiega Mizzan — e sanno gestire la situazione. Sono mammiferi dotati di grande intelligenza, direi che hanno quasi un proprio carattere. Di solito gli adulti non si avvicinano così tanto ad aree ricche di navigazione ma, evidentemente, questo è un po’ più spregiudicato di altri. Non pare avere alcun problema, se fosse malato o ferito si comporterebbe in modo differente, invece è tranquillo. Non ci resta che osservare e prendere nota, altri interventi non sono possibili». Un delfino in laguna non è un fatto nuovo: alle bocche di porto più volte si sono visti esemplari nuotare, idem al Lido. «Negli anni ‘80 era più frequente — dice Mizzan — nell’area del diporto velico più di qualcuno ricorda un avvistamento».
Di solito l’incontro avviene al delfinario, questa è la storia contraria. Il delfino viene a vedere noi. E se qualcuno lamenta il fatto che Venezia sia diventata Disneyland allora, forse, tutto rientra. «La cosa migliore è lasciarlo in pace — chiude Mizzan — e prima o poi uscirà nuovamente in mare aperto». La Capitaneria ha emesso un’ordinanza di attenzione nella navigazione, la curiosità è molto grande. Il delfino è venuto a vederci da vicino, evidentemente non ha ancora imparato quanto possiamo essere pericolosi.
Il Corriere Veneto – 27 ottobre 2016