Beniamino Bonardi. Una risoluzione non vincolante approvata dal Parlamento europeo con 559 voti favorevoli, 31 contrari e 26 astensioni, chiede alla Commissione Ue norme di sicurezza più severe per i materiali a contatto con gli alimenti, come quelli utilizzati negli imballaggi, gli utensili da cucina e le stoviglie.
Il regolamento europeo n. 1935/2004 stabilisce i requisiti generali di sicurezza per tutti i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto, direttamente o indirettamente, con i prodotti alimentari. Il fine è di poter escludere il trasferimento di sostanze nocive in quantità tali da mettere in pericolo la salute o da comportare una modifica inaccettabile della composizione o un deterioramento delle caratteristiche organolettiche. Il regolamento elenca 17 materiali che potrebbero essere disciplinati a fronte di una situazione attuale che ne vede normati solo quattro: le materie plastiche (comprese quelle riciclate), le ceramiche, la cellulosa rigenerata e i materiali attivi e intelligenti. Per gli altri 13 i singoli Stati hanno la possibilità di adottare disposizioni specifiche.
Plastic WrapCome ha osservato la relatrice, l’eurodeputata socialdemocratica danese Christel Schaldemose, i materiali non disciplinati da misure specifiche dell’Ue possono rappresentare un rischio per la salute pubblica e “la mancanza di regole armonizzate provoca problemi per i consumatori, per le aziende e per le autorità. In realtà, ciò significa che il mercato unico non è un mercato unico: alcuni Paesi hanno standard elevati, altri standard bassi. L’Ue dovrebbe pertanto rivedere la legislazione vigente. La sicurezza alimentare dovrebbe avere lo stesso significato in tutta l’Unione europea”.
La risoluzione ricorda che “secondo la valutazione dell’attuazione a livello europeo, realizzata nel maggio 2016 dal Servizio Ricerca del Parlamento europeo (EPRS), esiste un ampio consenso tra tutte le parti interessate in merito al fatto che la mancanza di misure uniformi nuoce alla salute pubblica, alla tutela dell’ambiente e al buon funzionamento del mercato interno”, e sottolinea che “i principi del «legiferare meglio» non dovrebbero ritardare misure volte a evitare o ridurre conseguenze potenzialmente gravi o irreversibili per la salute umana e/o per l’ambiente, come impone il principio di precauzione sancito dai trattati dell’Ue”.
Per questo, secondo il Parlamento europeo, “la Commissione dovrebbe dare priorità immediata all’elaborazione di misure specifiche dell’Ue per carta, cartone, vernici e rivestimenti, metalli e leghe, inchiostri da stampa e adesivi”.
Bisfenolo A: il Parlamento europeo chiede di vietarlo nei materiali a contatto con gli alimenti
Il 6 ottobre, il Parlamento europeo ha approvato con 346 voti a favore e 239 contrari un emendamento alla risoluzione sui materiali destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari. Il documento chiede alla Commissione Ue di vietare l’utilizzo di bisfenolo A (BPA) in tutti i materiali a contatto con il cibo, visto che varie rivalutazioni dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), nell’ultimo decennio, “non hanno efficacemente affrontato tutte le preoccupazioni in materia di salute e che l’Efsa rivaluterà ancora una volta i rischi connessi al BPA nel 2017”. Una settimana dopo la risoluzione del Parlamento europeo, l’Efsa ha diffuso i risultati di due studi condotti sugli animali, che erano inediti al momento della sua ultima valutazione sul rischio del bisfenolo A, pubblicata lo scorso gennaio. L’analisi di questi nuovi studi era stata richiesta dal Ministero della salute dei Paesi Bassi. Secondo l’Efsa, i nuovi dati confermano la precedente conclusione, secondo cui il bisfenolo A potrebbe avere effetti sul sistema immunitario degli animali, ma le evidenze sono troppo limitate per trarre conclusioni per la salute umana.
Nell’ultimo parere di gennaio, l’Efsa ha ridotto la dose giornaliera tollerabile del BPA da 50 a 4 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo, impegnandosi a fare una nuova valutazione nel 2017. Il bisfenolo A è un composto chimico molto impiegato nella plastica per stoviglie riutilizzabili e nei rivestimenti interni delle lattine, oltre ad essere presente nella carta “termica” degli scontrini e delle ricevute fiscali. Il problema è che si tratta di una sostanza chimica classificata come “interferente endocrino” e, secondo gli esperti, i residui possono essere ingeriti attraverso gli alimenti e le bevande o assorbiti attraverso la cute e per inalazione. Nel 2011 l’Europa ha vietato l’uso del plastificante nei biberon, che era la principale fonte di bisfenolo A per i bambini.
IL Fatto alimentare – 23 ottobre 2016