L’emergenza Pfas torna a toccare la città di Vicenza. Il Comune ha “chiuso” due pozzi nella zona ovest del territorio comunale dopo che le analisi hanno fatto emergere concentrazioni di sostanze perfluoroalchiliche oltre i limiti consentiti. I pozzi sono al servizio di un ristorante in zona Cattane, che non potrà dunque più prelevare acqua dal sottosuolo al fine di utilizzarla come bevanda o per cucinare.
La vicenda ha già suscitato reazioni a livello politico: oltre all’ordinanza emessa dal sindaco Achille Variati, la questione è finita al centro di un’interrogazione presentata dal consigliere comunale di maggioranza Raffaele Colombara. Il caso è scoppiato sulla scorta delle analisi eseguite dall’Arpav per conto dell’Ulss 6.
Matteo Carollo. L’emergenza Pfas torna atoccare la città di Vicenza. Il Comune ha “chiuso” due pozzi nella zona ovest del territorio comunale dopo che le analisi hanno fatto emergere concentrazioni di sostanze perfluoroalchiliche oltre i limiti consentiti. Il ristorante non potrà dunque più prelevare acqua dai propri pozzi al fine di utilizzarla a fini potabili o per cucinare. La vicenda ha già suscitato reazioni alivello politico, finendo al centro di un’interrogazione del consigliere Raffaele Colombara, della Lista Variati.
I VALORI. Il caso è scoppiato in questi giorni dopo che le analisi eseguite dall’Arpav per conto dell’Ulss 6 hanno fatto emergere la situazione nelle proprietà del locale. I controlli sull’acqua del primo pozzo hanno permesso di rilevare quantità di Pfoa pari a 924 nanogrammi per litro, a fronte di un limite di 500 e di 767 nanogrammi per litro rispetto al limite di 500. Per quanto riguarda il secondo pozzo, sempre in merito alle stesse sostanze, i valori riscontrati sono stati pari a 833 nanogrammi per litro e 754 nanogrammi per litro. In entrambi i casi, dunque, i livelli fissati dal ministero della Salute sono stati superati.
L’ORDINANZA. Ad accorgersi delle anomalie era stato lo stesso gestore, il quale aveva eseguito, privatamente, le analisi chimiche dell’acqua. Notando lo sforamento dei limiti, egli si era prontamente attivato, fornendo i risultati all’Ulss, che aveva fatto eseguire le controanalisi. Queste, alla fine, hanno confermato il superamento dei valori soglia. «Siamo qui da due mesi – spiega -. Siamo obbligati, per legge, ad eseguire i controlli ogni 6 mesi; i costi sono pari a 150 euro l’uno. L’ordinanza stabilisce che l’acqua dei pozzi non si può bere ne usare per il residence. Acque Vicentine ha già inviato una cisterna e in questi giorni prowederà a realizzare il collegamento all’acquedotto. La situazione sta creando un po’ di disagio». Appena arrivata la segnalazione dall’Ulss, Palazzo Trissino ha emanato l’ordinanza.
IL COMUNE. Ma perché il caso è emerso solo ora? Dal Comune fanno sapere come, dal 2013, sia attiva un’ordinanza che vieta l’utilizzo per fini potabili dell’acqua dei pozzi dell’area ovest di Vicenza. Il ristorante, però, si trova al di fuori di questa zona. In ogni caso, un altro provvedimento stabilisce come i pozzi privati siano utilizzabili solo se sottoposti ad un monitoraggio continuo, mediante analisi delle acque. Resta ora da stabilire se i controlli venissero regolarmente effettuati anche prima del cambio di gestione del locale. Tra gli altri casi di chiusura di pozzi per il rilevamento di concentrazioni di Pfas oltre i limiti, c’è il pozzo Scaligeri, in zona industriale, e qualche altro esempio sempre nelle zone ovest e Ferrovieri. «Al di là delle ordinanze, è bene che chi dispone di pozzi privati controlli sempre la qualità delle acque – raccomanda l’assessore alla sostenibilità urbana Antonio Dalla Pozza -. Dove possibile, poi, è meglio collegarsi all’acquedotto».
I QUESITI. Il caso è destinato a finire in consiglio comunale. Il consigliere della lista Variati Raffaele Colombara ha presentato un’interrogazione che sarà discussa nella prossima seduta. Nel testo, l’esponente della maggioranza chiede all’amministrazione quali valori risultassero dalle precedenti rilevazioni sui due pozzi, e soprattutto «se vi siano altri casi analoghi di pozzi privati con valori oltre i limiti», nonché quali azioni siano in atto per il risarcimento non solo dei danni materiali ma anche per le conseguenze sulla salute.
Il Giornale di Vicenza – 18 ottobre 2016