Ma resta il nodo su come verranno finanziati gran parte degli interventi da 27 miliardi. Della legge di bilancio per il 2017 abbiamo più o meno chiara la parte «dare», meno la parte «avere». Un testo definitivo ancora non c’è, e questo spiega perché alcuni dettagli cambino di ora in ora. Come si comporrà il pacchetto famiglie appena accennato da Renzi in conferenza stampa? E cosa ci sarà nel decreto fiscale?
Si dirà: quel che conta è l’impianto complessivo. Le slide del premier sono state di sicura efficacia mediatica, ma mescolano le voci, alcune annuali ad altre pluriennali. Se incrociamo quelle slide con i numeri presentati la scorsa settimana in Parlamento dal ministro Padoan si può tentare una radiografia della manovra partendo da quel che verrà speso l’anno prossimo. Le sorprese non mancano.
Industria 4.0
L’intervento di gran lunga più costoso è quello che andrà a favore delle imprese: 5,4 miliardi. La ragione è in un dettaglio non trascurabile: sin dall’anno scorso il governo aveva messo a bilancio una riduzione dell’Ires di 3,5 punti, al cambio quattro miliardi. A questo va aggiunto il pacchetto «Industria 4.0» preparato dal ministro Carlo Calenda, altri 1,4 miliardi. Non tutte le spese impatteranno sul bilancio del 2017: il piano sale a 2,4 miliardi nel 2018 e a 3,6 nel 2019. La lista degli sgravi è lunga: conferma della legge Sabatini, misure a favore del finanziamento delle start-up, superammortamento dei macchinari, rafforzamento del Fondo di garanzia e dello sconto fiscale per i lavoratori che firmano accordi aziendali. Cinque e più miliardi alle imprese sono oltre il doppio di quel che la manovra stanzia rispettivamente per il rafforzamento del fondo sanitario e le pensioni (due miliardi), i rinnovi dei contratti e le assunzioni nel pubblico impiego (1,9 miliardi). A questi 5,4 miliardi andrebbero poi aggiunti i 2,8 che – stando alle tabelle di Padoan – costituiscono la voce investimenti e i circa 800 milioni per la nuova decontribuzione, il piano garanzia giovani e l’alternanza scuola lavoro. Poiché 15 miliardi sono impegnati a disinnescare gli aumenti di Iva e accise previsti dalle clausole di salvaguardia, per completare il menù della manovra resta poco: ci sono il rinnovo e l’allargamento degli ecobonus, scuola e università avranno fra 800 milioni e un miliardo (le slide di Renzi e il comunicato di Palazzo Chigi hanno indicato due cifre diverse), 600 milioni sono previsti per le famiglie e i bonus maternità, 60 alle pari opportunità.
Le coperture
Insomma, se a prima vista la manovra per il 2017 sembra distribuire fondi in mille rivoli, una direzione c’è eccome. Il problema è semmai capire come il governo intende finanziare un intervento da ben 27 miliardi di euro. Facendo una forzatura alle regole europee, Renzi vorrebbe farne in gran parte deficit: nelle slide ha indicato per il prossimo anno il 2,3 per cento con un asterisco e la parola «stima». Un numero non concordato con Bruxelles e sul quale ora «chiede una mano». Poi ci sarebbero la nuova voluntary disclosure – due miliardi – e la rottamazione delle cartelle Equitalia per ben 4 miliardi, due entrate una tantum che Padoan non potrà portare automaticamente fra le voci di copertura. Nelle slide di Renzi sono segnati 3,3 miliardi di spending review e altri 1,6 miliardi di non meglio precisate «riorganizzazioni di fondi» di Palazzo Chigi. «Le coperture ci sono», promette il premier. Per capirne di più occorrerà attendere la bozza che il Tesoro deve mandare a Bruxelles. Lì i numeri dovranno essere precisi: il documento avrebbe dovuto partire sabato, ora si ipotizza fra domani sera e martedì. Un’incertezza che dice molto su quanto sia difficile far tornare i conti.
La Stampa – 17 ottobre 2016