«Vogliamo che i viaggiatori diventino più consapevoli e possano scegliere meglio», ha dichiarato l’ad del portale. Secondo uno studio, il turismo legato agli animali rappresenta almeno il 20% del totale e in 3 casi su 4 porta ad abusi di qualche tipo
di Beatrice Montini. Secondo un recente studio della World Animal Protection il turismo legato agli animali rappresenta il 20-40% del turismo globale e coinvolge più di 1,1 miliardi di viaggiatori, che si prevede arriveranno a 1,8 miliardi entro il 2030 (+50%). Soltanto il 25% di questo tipo di viaggi ha una ricaduta positiva sulla natura, in quanto alimenta attività di salvaguardia e recupero che coinvolgono sino a 13mila animali. Mentre 3 attrazioni su 4 che coinvolgono animali implicano qualche forma di abuso. Uno dei principali problemi è che l’85% dei turisti non conosce l’impatto negativo che questo tipo di viaggi ha invece sul benessere animale. Si calcola che siano almeno 550mila all’anno gli animali che ne soffrono. Sempre secondo World Animal Protection in cima alle dieci attrazioni «wild» più crudeli per gli animali ci sono le passeggiate sul dorso di elefanti, per le quali i piccoli vengono separati dalle madri per subire dolorosi addestramenti. Seguono i selfie con le tigri, le passeggiate con i leoni, le visite ai parchi di orsi, la possibilità di tenere in mano tartarughe marine, gli spettacoli di delfini e di scimmie, le piantagioni di zibetti rimpinzati per produrre il famoso e costoso caffè ricavato dalle bacche che digeriscono. E poi ancora gli spettacoli con incantatori di serpenti e le fattorie di coccodrilli in cui i rettili possono essere guardati, ma anche mangiati.
Il Corriere della Sera – 12 ottobre 2016