Arrivano le 48 ore decisive per il quadro di finanza pubblica in cui si dovrà inserire la manovra 2017, attesa per sabato al Consiglio dei ministri come da annuncio lanciato ieri dal premier Matteo Renzi. In serata è in calendario la nuova audizione in parlamento del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ribadirà l’obiettivo del Governo di centrare l’1% di crescita l’anno prossimo con il 2% di deficit/Pil, ma per i numeri definitivi la giornata clou è quella di domani.
A meno di sorprese dell’ultima ora, con il voto della risoluzione alla nota di aggiornamento al Def dovrebbe essere ufficializzato il via libera alla richiesta di far salire l’indebitamento fino al 2,4% del Pil. A quel punto, la partita si sposterà a Bruxelles, dove sembra raggiungibile un’intesa; al momento l’ipotesi più gettonata è quella di far fermare l’asticella intorno al 2,2-2,3 per cento.
Proprio il deficit da mettere in programma per il 2017 sarà la variabile fondamentale intorno alla quale ruoterà il confronto con l’Unione europea. A confermarlo ci sono le parole pronunciate ieri in Lussemburgo in occasione dell’Eurogruppo da Pierre Moscovici, commissario Ue agli Affari economici, secondo il quale «la commissione si è sempre dimostrata disponibile» alle richieste in arrivo da Roma a patto che «l’Italia continui a essere seria nei suoi sforzi per ridurre il deficit». Tradotto in numeri, questo significa che il tira e molla sui decimali dovrebbe fermarsi almeno un punto sotto il 2,4%, cioè il livello di nuovo indebitamento registrato quest’anno. «Lavoriamo in assoluto rispetto delle regole – conferma dal canto suo Padoan – non c’è il problema di rassicurare nessuno».
Per arrivare all’obiettivo, il Governo non modifica al momento il quadro di finanza pubblica disegnato nella nota di aggiornamento, con un Pil 2017 a +1% e un deficit “iniziale” al doppio, al netto della partita europea. Per rafforzare questa linea, il titolare dell’Economia si concentrerà questa sera in Parlamento sull’effetto moltiplicatore delle misure di rilancio degli investimenti privati e pubblici, che secondo i calcoli del Governo giustificano le previsioni ora all’esame critico dell’Ufficio parlamentare di bilancio. «Mi auguro che il ministro dell’Economia – spiega Francesco Boccia (Pd), presidente della commissione Bilancio della Camera – non metta il Parlamento in condizione di votare il Def senza la validazione dell’Upb».
L’ipotesi di una bocciatura dell’Authority parlamentare sul quadro programmatico viene però considerata improbabile a Via XX Settembre, anche se molto dipende proprio dagli obiettivi finali di deficit che saranno autorizzati dal Parlamento. Il giudizio dell’Upb, che si eserciterà sul documento programmatico di bilancio da recapitare a Bruxelles entro lunedì prossimo, non è vincolante per l’esame europeo, ma è ovvio che un’inedita bocciatura del “giudice” voluto proprio dalle regole Ue complicherebbe parecchio il confronto con la commissione. L’ok di Bruxelles è atteso per novembre, ma prende corpo l’ipotesi di una sospensione del via libera definitivo fino alla prossima primavera, scenario per il quale non mancano i precedenti.
Per dare una fisionomia definitiva alla risoluzione che sarà votata domani (a meno che la discussione spinga il voto a giovedì), la maggioranza attende le parole di Padoan in commissione. Oltre che del deficit, il testo si occuperà delle strategie guida per la manovra, e impegnerà il Governo a concentrare le risorse disponibili soprattutto per spingere la ripresa degli investimenti, con un indirizzo del resto in linea con quello del ministro dell’Economia.
Marco Rogari e Gianni Trovati – Il Sole 24 Ore – 11 ottobre 2016