“I negoziati proseguono”, ha dichiarato il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, al termine di una settimana in cui da Berlino a Parigi si sono susseguite dichiarazioni di de profundis per i negoziati sul Trattato commerciale di libero scambio tra Usa e Ue, il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership).
Ha iniziato il Ministro dell’economia e vice-cancelliere tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, sottolineando come dopo 19 tornate di trattative non si è trovata l’intesa neppure su uno dei 27 capitoli in discussione, tra cui quelli riguardanti la salute pubblica, la sicurezza alimentare, l’informazione dei consumatori, la salute animale, l’ambiente e la tutela dei prodotti alimentari con indicazione geografica protetta. “I negoziati con gli Usa sono de facto falliti, perché noi europei non ci vogliamo assoggettare alle richieste americane. Le cose su questo fronte non si stanno muovendo”, ha dichiarato Gabriel.
Da Parigi gli ha fatto eco il viceministro del Commercio estero, Matthias Fekl, che ha dichiarato: “Non c’è più il sostegno politico della Francia a questi negoziati. Gli americani non concedono niente, o lasciano soltanto le briciole. Non è così che si tratta fra alleati. Le relazioni non sono equilibrate, bisogna riprendere in seguito su buone basi. Serve una battuta d’arresto, definitiva, a questi negoziati per poi ripartire”.
A Berlino, la cancelliera tedesca Angela Merkel, leader dei cristiano-democratici, che governano in una grande coalizione con i socialdemocratici, ha stoppato il suo vice, affermando che “i negoziati non sono ancora finiti”. A Parigi, invece, il fronte del governo appare unito. il premier Manuel Valls si era già dichiarato “preoccupato dalla piega presa dalle trattative” sin dallo scorso marzo, affermando che “non possiamo accettare negoziati che mettano in discussione i nostri servizi pubblici, un certo numero di nostri prodotti, la nostra agricoltura, la nostra cultura”.
Sta di fatto che i prossimi appuntamenti elettorali al di là e al di qua dell’Oceano impongono, per lo meno, un lungo stop alle trattative sul TTIP, inviso a vasti strati dell’elettorato. A questo punto, si vedrà nel 2018, dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e in Francia, e quelle politiche in Germania, se ci saranno le condizioni per riprendere seriamente i negoziati, il cui proseguimento, nel frattempo, sarà solo formale. Tenendo anche conto che con la Brexit il TTIP ha perso, sul fronte europeo, uno dei suoi maggiori sostenitori.
Dal governo italiano è venuto un deciso invito a proseguire i negoziati, perché, ha affermato il Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, “indebolire ulteriormente le istituzioni europee, che i nostri governi si sono invece in più occasioni recentemente impegnati a rafforzare, con un costante ‘fuoco amico’ di dichiarazioni ad uso interno, è controproducente e contrario agli obiettivi che proprio in materia di TTIP i leader hanno confermato in occasione del Consiglio europeo di giugno. Sarebbe in ogni caso estremamente difficile trovare una ragione che giustifichi l’interruzione delle trattative con il nostro principale partner economico e politico dopo appena due anni e mezzo di negoziato, quando per chiudere un accordo meno ambizioso con il Canada ce ne sono voluti ben sei. Ed è evidente che se ciò accadesse l’Europa non avrebbe più alcuna credibilità per condurre un qualsivoglia negoziato commerciale”.
Il Fatto alimentare – 7 ottobre 2016