Via da casa, spinti dal bisogno, non solo da quello economico, talvolta anche dalla voglia di provare a se stessi e agli altri che si può far meglio di quel che l’Italia ha reso possibile. Soltanto nell’ultimo anno sono 107.529 gli italiani che si sono trasferiti all’estero, la maggior parte in Germania (16.568), il 36,7 per cento ha tra i 18 e i 34 anni, non è sposato (il 60,2 per cento) e per il 56,1 per cento è maschio. Il
Rapporto italiani nel mondo
elaborato da “Migrantes”, la fondazione della Conferenza episcopale italiana, racconta un abbandono progressivo del nostro Paese basandosi sui dati dell’Aire, l’Anagrafe italiana residenti all’estero. E se è sconfortante leggere che hanno lasciato l’Italia 6.232 persone in più rispetto al 2014, è ancor peggio considerare che i dati dell’Aire descrivono il fenomeno in modo parziale, perché il numero di chi lascia l’Italia ma non si iscrive, contravvenendo a un obbligo di legge, è molto alto. A provarlo è il confronto con le statistiche dall’estero: alla Germania risulta un numero quattro volte maggiore di italiani residenti per lavoro nel Paese rispetto a quelli iscritti all’Aire.
È una migrazione che ha come meta soprattutto l’Europa, Germania in testa, poi la Svizzera, la Francia, il Belgio e il Regno Unito. Il 69,2 per cento degli iscritti all’Aire nel 2015 ha preferito restare nel cuore del Vecchio Continente. Anche perché chi parte non si sposta più sulla base di informazioni ottenute da persone già emigrate, che garantiscono un punto d’appoggio, ora, sottolinea il rapporto, «molti iniziano a conoscere le opportunità che il mercato del lavoro internazionale offre già durante gli anni della laurea mentre altri decidono di emigrare dopo essersi formati », una perdita enorme per l’Italia, che investe sull’istruzione di chi poi metterà a frutto le sue competenze all’estero.
Nel 2015 è stata la Lombardia a vedere partire più persone, 20.088, e a Bergamo si registra il maggior numero di iscritti all’Aire in totale (47.332). Ma se si considera il rapporto tra popolazione residente ed emigranti è sempre il Sud (in totale 30.999 nel 2015) ad aver perso più giovani. Spiccano i numeri di Licata, in provincia di Agrigento, 37.797 abitanti in paese a cui si aggiungono i 15.903 iscritti all’Aire. Negli ultimi dieci anni, insomma, la mobilità italiana è aumentata del 54,9 per cento, un dato che il presidente Mattarella ha commentato così: «I flussi talvolta rappresentano un segno di impoverimento. I nostri giovani devono poter andare liberamente all’estero, così come devono poter tornare a lavorare in Italia, se lo desiderano, e riportare nella nostra società le conoscenze e le professionalità maturate».
Repubblica – 7 ottobre 2016