“Questa riforma – afferma il consigliere regionale del Partito Democratico Claudio Sinigaglia – è una macedonia indigeribile e questo succede quando, invece di definire prima i criteri e fare poi le scelte, viene seguito il percorso esattamente inverso, ovvero sono state prese scelte senza definire prima i criteri”.
“Quanto presentato dalla maggioranza – continua il correlatore per la minoranza sul Pdl 23 – è un modello impossibile da sostenere dal punto di vista economico: su nove ULSS proposte, ci sono ben sei eccezioni, visto che non esiste un criterio omogeneo”.
“Così – precisa Sinigaglia -sorgeranno due ULSS con un bacino di utenza di 200mila abitanti (Rovigo e Belluno), una da 220mila (Veneto Orientale), un’altra da 400mila (Vicenza Nord), una da 500mila (Vicenza Sud), oltre alla cosiddetta ‘Serenissima’, con 700mila abitanti, ed infine Treviso, Verona e Padova, con 900mila”.
“È un modello che non può reggere – ribadisce il consigliere regionale – che la maggioranza si ostina a difendere, senza aver mai spiegato in aula quali sono le vere ragioni di questa scelta, motivi che nulla hanno a che vedere con la qualità dei servizi sul territorio, e che invece rispondono a logiche di tutt’altro genere, a partire da quelle clientelari”.
“Noi – conclude Sinigaglia – continuiamo a porre all’attenzione della maggioranza criteri per rendere i servizi sociosanitari omogenei per tutti i veneti”.