Comincia a preoccupare anche la comunità scientifica il crollo della copertura vaccinale del Veneto, nel giro di tre anni scesa dal 95,5% (il limite di sicurezza è del 95%) al 90%-91% per difterite, tetano, poliomelite ed epatite B. Ovvero le quattro patologie per le quali nel resto d’Italia vige l’obbligo di immunizzare i bambini, sospeso dalla nostra Regione nel 2008, quando la copertura era al 98%.
Oggi, recita l’ultimo report redatto dai tecnici di Palazzo Balbi, il livello di protezione contro poliomelite (ricomparsa in Europa), difterite e tetano (l’anno scorso in Veneto se ne sono registrati diversi casi) si è abbassata al 91,3%, mentre l’anti-epatite B segna un indice del 90,6%. Sono bassi anche i parametri delle vaccinazioni raccomandate: per il morbillo la copertura è dell’87% (la soglia di guardia è l’85%), per lo pneumococco è dell’84,6%, per il meningococco di tipo C del 90,5%, per l’Haemophilus influenzae b è al 90,6%, per la parotite all’87%, per la pertosse al 91,3% e per la rosolia al 87,1%. A questo punto gli esperti si stanno seriamente interrogando sull’opportunità di reintrodurre l’obbligo e l’Istituto superiore di sanità esorta una riflessione immediata. «Il Veneto si è potuto permettere di sospendere l’obbligo delle vaccinazioni perché regione virtuosa — ricorda il professor Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’ISS — ma se adesso il calo della copertura è accentuato, deve stare attento. Tassi del 90%-91% sono tanto sotto il livello di guardia, qualcosa che non va comincia a esserci, quindi bisogna agire. Se crollano le vaccinazioni, l’allarme va dato e un invito a rifletterci è imprescindibile da parte nostra. L’obbligatorietà scarica il genitore dalla responsabilità della scelta, perciò tende a vaccinare i figli. Il Veneto pensi almeno a reintrodurla per l’iscrizione a scuola».
Quest’ultima opzione sarà al vaglio della riunione di oggi, a Roma, tra i tecnici delle Regioni e quelli del ministero della Salute. Intanto trova il sostegno della Federazione regionale degli Ordini dei medici. «Non siamo d’accordo nel reintrodurre l’obbligo vaccinale in generale, perché è giusto concedere la possibilità di scelta alle famiglie — dice il presidente, Roberto Mora — ma riteniamo opportuno imporlo come condizione per l’iscrizione dei bambini alle scuole pubbliche, dal Nido in poi. L’obbligo di certificato tutela non solo chi ricorre alla prevenzione ma anche i piccoli che, per patologie o condizioni di salute incompatibili con i vaccini, non possono immunizzarsi e sono quindi a rischio. Ricordo che i vaccini hanno debellato tragedie dell’umanità come il vaiolo, gravato da un indice di mortalità del 70%». Preoccupata la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, il cui vicepresidente Maurizio Scassola, veneziano, avverte: «Vale la pena reintrodurre l’obbligo, soprattutto in questa fase emergenziale: dobbiamo recuperare il terreno perso. E’ giusto lasciare libertà di scelta quando c’è contestualmente un’informazione ricca e corretta sui benefici della profilassi, ma qui è evidentemente mancata. E allora si deve porre l’accento sulla responsabilità civile e penale di chi, non ricorrendo alla protezione da malattie pandemiche, mette a repentaglio la collettività».
Al momento però la Regione non pare intenzionata a fare dietrofront rispetto alla legge 7 approvata nel 2007 dal parlamentino di Palazzo Ferro Fini e che, a partire dal primo gennaio 2008, ha sospeso l’obbligo vaccinale e relative sanzioni, cioè la segnalazione dei genitori al Tribunale dei Minori e una multa. Il tutto fatta salva la possibilità del governatore di reintrodurlo a fronte di una situazione epidemiologica compromessa o di una copertura, per polio, tetano, diferite ed epatite B, palesemente inadeguata rispetto all’esigenza di tutela della salute pubblica, ovvero sotto l’85%. Entrambi fattispecie che oggi non si configurano. Però la commissione regionale sui vaccini, presieduta dalla dottoressa Francesca Russo, a capo della Prevenzione, e composta da virologi, igienisti e altri specialisti, sta affrontando il tema. «La scelta del 2008 era un’idea di civiltà e liberalità che puntava a rendere più consapevole la popolazione — spiega il professor Giorgio Palù, presidente della Società italiana di virologia e componente della commissione —. Purtroppo però ciò non è avvenuto, perchè si sono recepiti solo i diritti e non i doveri e quindi la sospensione dell’obbligo è diventata un’arma in mano ai contrari ai vaccini. In commissione si sta discutendo se non sia il caso di tornare sui nostri passi e io penso che lo sia». Ma perchè, otto anni fa, l’allora giunta Galan si imbarcò in questa difficile decisione? «Per rispondere a una direttiva europea — ricorda Flavio Tosi, oggi sindaco di Verona e all’epoca assessore regionale alla Sanità — l’Italia, la Grecia e il Portogallo erano rimasti gli unici a mantenere l’obbligo vaccinale e la Ue raccomandò che si adeguassero. Le altre Regioni non lo fecero perchè non vantavano un livello di copertura alto come il nostro, mentre in Veneto la legge passò per un solo voto e in maniera trasversale. Cioè con l’appoggio di parte dell’opposizione e senza quella di diversi consiglieri di maggioranza. Fu una decisione scientifica più che politica, cioè appoggiata dai medici, e della quale non mi pento. Andava però supportata da una costante campagna di informazione e sensibilizzazione necessaria a non abbassare il livello di copertura, che chiaramente non c’è più stata. La Regione a un certo punto dev’essersi rilassata, però tornare indietro sarebbe sbagliato».
Ad aggravare il problema, come ha denunciato la campionessa paraolimpica Bebe Vio, sono i camici bianchi, non pochi, che sconsigliano le vaccinazioni. «Contro di loro saremo inflessibili — assicura Mora — li radieremo. Chi crea pregiudizio alla salute pubblica dando false informazioni, non deve più fare il medico». «Abbiamo avviato indagini interne in tutta Italia — rivela Scassola — i colleghi assertori di posizioni antiscientifiche incorreranno in provvedimenti disciplinari gravi, fino alla radiazione».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 5 ottobre 2016