Il Welfare, dalle cure dentistiche, alle cliniche, all’assistenza per gli anziani lungodegenti, il cosiddetto long term care, viene fortemente potenziato sul piano fiscale nell’ambito della contrattazione di secondo livello. Il tetto di reddito sale a 80 mila euro, coinvolgendo quadri e dirigenti, mentre l’erogazione per fondi sanitari e previdenziali non si cumulerà con le attuali deduzioni fiscali. Sarà dunque possibile arrivare ad accantonamenti o versamenti assicurativi complessivi annui fino a 7-10 mila euro.
In vista della preparazione della legge di Bilancio, nel quadro del rinnovo di molti contratti collettivi di lavoro, il governo ha pronto un pacchetto di norme per spingere il Welfare complementare.
E pronto il potenziamento del cosiddetto salario di produttività, aumentando le soglie sia del reddito da 50 a 80 mila, sia raddoppiando la soglia del salario detassabile, in quanto assoggettato a mini-aliquota del 10 per cento, da 2.000 a 4.000 euro.
Con la nuova normativa il tetto dei 4.000 euro potrà essere indirizzato verso polizze sanitarie o previdenza integrativa frutto della contrattazione di secondo livello e – questa la novità – non si cumulerà con altri versamenti già atto e sarà quindi esentasse. In questo modo non si intaccherà il tetto massimo di deducibilità pari a 5.164,57 euro per le previdenza integrativa e di 3.615,20 per la sanità integrativa. L’operazione ha un duplice effetto: in primo luogo molti lavoratori hanno già in essere queste forme, o per via privata o per via contrattuale e potranno incrementarle. In secondo luogo arriva un primo segnale alla classe media investendo anche fasce di lavoratori più qualificati nel triangolo contrattazione-fisco- Welfare aziendale.
E chi resta scoperto dalla contrattazione aziendale? Una norma, per favorire il Welfare, prevederà che all’interno dei contratti collettivi di lavoro venga valorizzata la parola Welfare tutelando a livello nazionale anche le imprese scoperte dalla contrattazione aziendale o di secondo livello: se le categorie negozieranno un accordo che, accanto all’aumento in termini monetari, prevede prestazioni sanitarie o previdenziali, le imprese dovranno provvedere, attraverso convenzioni dirette o indiretta, all’erogazione delle prestazioni.
Accanto alla spinta alla contrattazione, nel menù della legge di Bilancio sono pronti gli interventi per il programma Industria 4.0. «Gli investitori non devono fare niente se non investire », ha detto all’Università di Padova il ministro per lo Sviluppo Carlo Calenda. Le tre linee di intervento, confermate dal ministro, consistono nel rifinanziamento super ammortamento sugli investimenti, nel nuovo iper-ammortamento per chi investe in tecnologie “abilitanti” allo sviluppo innovativo e un rafforzamento del credito alla ricerca e innovazione. Ai nuovi strumenti si aggiunge un rafforzamento del “vecchio” fondo centrale di garanzia che fornisce una copertura fino all’80 per cento di credito alle piccole e medie imprese per un ammontare fra i 22 e i 25 miliardi.
Repubblica – 2 ottobre 2016