Arrivano nella cassetta della posta boccette per analizzare l’acqua del rubinetto e i cittadini di Albaredo le scambiano per provette di un’indagine sanitaria. Sull’allarme Pfas qualche azienda privata ha forse pensato di marciarci, non tanto per promuovere l’interesse pubblico quanto piuttosto per ampliare il proprio giro d’affari.
Se i titolari di ditte che effettuano la consegna di acque minerali in bottiglia di vetro stanno conoscendo in questo periodo un’impennata di richieste nella fascia territoriale che va dall’Ovest vicentino alla Bassa veronese fino ai confini con Padova, anche le imprese che commercializzano apparecchiature per l’addolcimento e il trattamento dell’acqua fanno leva sui rischi per la salute delle sostanze perfluoro-alchiliche per proporre i propri prodotti. Non è un caso che in uno stand presente in queste settimane alla Fiera del riso di Isola della Scala siano esposti cartelli con impresso «No Pfas» a caratteri cubitali. Ad Albaredo, 400 famiglie che abitano in centro storico si sono trovate lunedì mattina nella buca delle lettere, oppure davanti alla porta del negozio, un sacchettino contenente una bottiglietta di plastica e due volantini. Su un manifestino la ditta forniva un questionario da compilare per far analizzare gratuitamente – almeno così era scritto – l’acqua di casa. L’altro dépliant era invece firmato dall’Associazione Medici per l’ambiente Isde Italia. Si parlava dell’inquinamento da composti perfluoro-alchilici e si faceva riferimento sia all’indagine epidemiológica relativa alle malattie eventualmente connesse ai Pfas che al sondaggio promosso dalla medesima associazione. Sul retro di questo volantino erano elencate le patologie e i Comuni con eccesso di mortalità tra il 1980 e il 2010, tra cui Albaredo. Alcuni abitanti hanno pensato che si trattasse di un’indagine dell’Ulss, oppure comunale, visto che il volantino non aveva le caratteristiche grafi che di una pubblicità. Qualcuno, soprattutto gli anziani, si è affrettato a mettere fuori dall’uscio la boccetta piena d’acqua per la raccolta che sarebbe avvenuta l’indomani. Qualcun altro, come la titolare del panificio di via Marconi Mariella De Togni, ha capito che si trattava di una proposta commerciale privata. Altri cittadini, infine, si sono rivolti al Comune per sapere cosa fare. Quello che è accaduto in paese ha creato confusione e preoccupazione tra la cittadinanza, tanto che il sindaco Giovanni Ruta si è visto costretto ad affiggere sulla bacheca comunale un avviso per avvertire i compaesani che «l’iniziativa è privata e non istituzionale e l’Isde non ha alcun legame con questa azienda commerciale». La stessa Associazione Medici per l’ambiente precisa in un comunicato redatto dal referente regionale Vincenzo Cordiano: «Siamo venuti a conoscenza che qualcuno ha confezionato un pacchetto contenente un nostro volantino sui Pfas e l’ha distribuito nelle cassette postali. Vogliamo precisare che Isde non ha alcun rapporto ne con la ditta citata ne con il questionario in esso contenuto». Il medico sconsiglia ai cittadini di applicare filtri ai rubinetti domestici per rimuovere i Pfas, «non essendoci alcuna prova scientifica della loro efficacia» e si riserva «di adire le vie legali contro chiunque cerchi di strumentalizzare le attività e le prese di posizione a tutela della salute della cittadinanza». Il titolare dell’azienda che ha distribuito le boccette, con sede a Verona, si dice stupito dalla bagarre provocata e dalla presa di posizione del sindaco. «Noi offriamo un’analisi dell’acqua, rifacendoci ad un documento che spiega in quali zone è presente rinquinamento da sostanze Pfas», ribatte. «Non intendiamo fuorviare nessuno, tanto che ci siamo firmati e abbiamo inserito pure il numero di telefono a cui chiunque può rivolgersi per avere delucidazioni in merito all’iniziativa». L’azienda fa sapere che dagli albaretani sono state restituite 35 boccette per i controlli.
L’Arena – 30 settembre 2016