Tensione in casa Inps. La riforma dell’ente previdenziale voluta dal presidente Tito Boeri struttura dirigenziale più agile e vicina ai territori – vive un percorso non facile. Avversata dall’interno, visto che il Civ – il Consiglio di indirizzo e vigilanza, formato da imprese e sindacati, organo chiave dell’istituto – la ritiene illegittima e ha depositato una settimana fa un ricorso al Tar per bloccarla. Ma anche dall’esterno, considerato il parere non proprio tenero del primo dei due ministeri vigilanti, l’Economia (l’altro è il Lavoro).
In questo parere di quattro pagine, datato 5 agosto, la Ragioneria generale osserva tre punti critici. Primo, una contrazione del potere del Civ priva di presupposti giuridici. Secondo, una sommatoria di poteri in capo al presidente, quando invece «si ritiene opportuno che sia mantenuta la distinzione tra le funzioni di indirizzo politico, proprie del presidente, e quelle inerenti alla sfera dell’attività gestionale attribuite al direttore generale». Terzo, il carattere obbligatorio ma non vincolante delle proposte formulate dal direttore generale al presidente, una previsione che «suscita perplessità».
Osservazioni che l’Inps ritiene superate e parziali, visto che il primo punto è già stato corretto. E che in settimana dovrebbe arrivare un nuovo parere dell’Economia e anche quello del Lavoro. I sindacati giurano che non si tratta di uno scontro di potere tra numero uno e numero due, il presidente Boeri e il direttore generale Massimo Cioffi. Né di resistenze antistoriche al cambiamento, come fosse una guerra tra innovazione e conservazione. Quanto piuttosto del confine tra legittimità e illegittimità. «Il presidente Boeri vuole accentrare tutti i poteri e svuotare il ruolo del direttore generale, ma non può farlo con un regolamento, deve usare una legge», dice una fonte interna. «Si dimetta», chiede Renata Polverini, vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera. Palazzo Chigi, tramite il dipartimento della Funzione Pubblica, si è già espresso. «Non ha contestato alcuna illegittimità», fa notare l’Inps. Ma anche qui non sono tutte rose e fiori. La Commissione di tre membri (docenti dall’ottimo curriculum scelti da Boeri), chiamata a selezionare i futuri dirigenti generali, «si presta ad alterare potenzialmente gli equilibri della governance dell’istituto», si legge nella valutazione inviata al ministero del Lavoro.
Il progetto però va avanti. Boeri vuole ridurre le direzioni da 48 a 36, lasciandone 14 a Roma, da 33. E alzando a 22 da 15 quelle sparse in Italia. Per poi assumere 900 laureati giovani e capaci.
Repubblica – 28 settembre 2016