Matteo Palo. Varicella, meningite, pneumococco e zoster. Sono solo alcune delle vaccinazioni gratuite che, con gli interventi che il governo farà sulla sanità nei prossimi giorni, rischiano di saltare o di arrivare in ritardo. Già a partire, di fatto, dai saldi fissati dalla nota di aggiornamento del Def. La partita dei livelli essenziali di assistenza (Lea), non riguarda infatti soltanto l’aumento dei ticket. Tema su cui, tra l’altro, si è espressa ieri il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha ribadito di essere «favorevole alla compartecipazione» alle spese sanitarie da parte dei cittadini: «Ne stiamo discutendo nell’ambito del Patto per la salute», senza dimenticare «le nuove povertà» e «le famiglie con molti figli, che vanno agevolate». «C’è un problema di accesso al Servizio sanitario con una parte della popolazione che non vi si rivolge perché non ce la fa», ha ammesso.
Eppure, anche il nuovo piano di vaccinazioni, particolarmente ambizioso e uno dei pezzi più costosi della riforma, è in bilico. I quasi 220 milioni di euro che servono per finanziarlo, infatti, sono da pescare nelle pieghe del Fondo sanitario nazionale che, per le Regioni, dovrà essere confermato a quota 113 miliardi nel 2017 e portato a 115 miliardi nel 2018. Altrimenti, il banco delle nuove forme di assistenza rischia di saltare. Il perimetro finanziario dei nuovi Lea è fissato a 800 milioni di euro, prelevati dal Fondo sanitario nazionale, senza risorse aggiuntive. «In pratica i costi aggiuntivi dei Lea – spiega la Cgil – vanno a gravare sul finanziamento esistente, già pesantemente ridotto per effetto delle ultime leggi di Stabilità». Tra le prestazioni chiave c’è il piano vaccini, dal valore di circa 220 milioni di euro: i suoi dettagli vengono fomiti dalle relazioni tecniche del ministero della Salute.
NEL PIANO ci sono una serie di nuove vaccinazioni gratuite su scala nazionale: varicella, rotavirus e meningococco A nei primi anni di vita, l’anti-papillomavirus e il meningococco tetravalente nei maschi undicenni, pneumococco e zoster per gli anziani. Il costo di questo piano è di 303 milioni di euro, con picchi in Lombardia (51 milioni), Campania (30 milioni), Lazio (29 milioni), Emilia-Romagna (22 milioni), Piemonte (21 milioni), Toscana (18 milioni). Alcune Regioni, però, hanno già anticipato la riforma, investendo una quota di queste risorse: tra le più attive ci sono Sicilia, Puglia e Toscana. In totale, allora, al conto di 303 milioni ne vanno tolti circa 87, con il risultato che la novità, su base annua, costerebbe ben 216 milioni. Questa cifra così grande andrà garantita «a parità di finanziamento complessivo». Con il rischio che i conti non tornino se il Fondo sani tario dovesse essere rivisto. Non è un caso che, approvando i nuovi Lea, le Regioni abbiano voluto inserire un riferimento all’accordo trovato con l’esecutivo sul Fondo sanitario nazionale: in caso di riduzione delle cifre pattuite per 2017 e 2018 (rispettivamente 113 e 115 miliardi), i nuovi livelli di assistenza rischiano di saltare, a partire proprio dai vaccini che, ancora una volta, gli stessi governatori citano nel documento come una delle novità più impegnative.
QUESTA riduzione è un pericolo concreto. Secondo l’ultimo Def, infatti, l’incidenza della spesa sanitaria sul Pil deve ridursi progressivamente nei prossimi anni. Dal momento, però, che le previsioni di crescita del Pil fatte l’anno scorso non sono state confermate, anche il calcolo del livello al quale collocare il Fondo sanitario potrebbe risentirne. Con effetti fatali per i nuovi Lea.
Quotidiano nazionale – 26 settembre 2016