Sarà per la volatilità dei prezzi delle commodity che mette a dura prova i bilanci delle aziende agricole. E sarà per il nuovo corso della Politica comune (Pac) che negli ultimi anni ha stravolto i mercati con la fine degli aiuti a pioggia dispensati per decenni per le colture convenzionali; fatto sta che l’agricoltura biologica continua a crescere a due cifre. Non solo per superfici investite, numero di operatori e referenze commerciali, ma anche per giro d’affari, sia sul mercato interno che all’estero.
I dati dell’Osservatorio realizzato da Nomisma per Sana-Ice, con il patrocinio di Federbio e Assobio, presentato ieri al Sana, indicano infatti che l’anno scorso le vendite di alimenti biologici in Italia si sono attestate a circa 2,6 miliardi, con un incremento del 15% rispetto al 2014. Mentre le vendite sui mercati esteri sono salite a 1,65 miliardi, con un balzo del 16 per cento. Una crescita della domanda di prodotti più salutistici e a minore impatto ambientale che, come ha evidenziato Silvia Zucconi, coordinatrice dell’Area agroalimentare di Nomisma, tra il 2008 e il 2015 ha registrato addirittura un’impennata del 94% in Italia e del 408% sul fronte dell’export. In una classifica mondiale che vede l’Italia al secondo posto tra i paesi esportatori di prodotti bio, alle spalle degli Stati Uniti (primi con oltre 2,4 miliardi di euro), davanti all’Olanda, terza con 928 milioni, la ricerca di Nomisma mette anche in luce il crescente appeal dei prodotti biologici italiani in Nordamerica, in particolare in Usa e Canada. Negli ultimi 12 mesi l’81% delle famiglie statunitensi ha acquistato almeno una volta prodotti bio (il 10% di consumatori ha dichiarato di averli provati almeno una volta), mentre la quota delle famiglie canadesi ha raggiunto il 76 per cento.
Una serie di indicatori positivi, dunque, che tuttavia richiedono più attenzione di filiera e istituzioni. Con un aumento anche delle importazioni di prodotti bio, in particolare da paesi extra-Ue, che impongono un giro di vite per evitare frodi e l’arrivo di prodotti fuori norma. Il viceministro delle Politiche agricole con delega al settore, Andrea Olivero, ha ricordato che nel 2015 sono stati effettuati oltre 2mila controlli, quasi 1.700 solo nei primi otto mesi di quest’anno, e che «bisogna lavorare di più per scacciare le mele marce dal sistema». Così come nel quadro del Piano strategico nazionale per il biologico, approvato quest’anno, andranno individuate nuove risorse da destinare al potenziamento delle filiere e della ricerca.
All’orizzonte c’è poi sempre una riforma delle regole Ue che tarda ad arrivare. E su quel fronte Paolo De Castro, della commissione Agricoltura del Parlamento Ue, ha avvertito: «Se il nuovo regolamento in discussione dovesse peggiorare l’attuale sistema di controlli e annacquare la riforma, noi non lo voteremo».
Massimo Agostini – Il Sole 24 Ore – 11 settembre 2016