Stamattina si decide il futuro della sanità padovana, con due incontri fissati in Azienda ospedaliera. Alle 10.30 si riunisce la commissione tecnica sul nuovo ospedale, alle 11 il tavolo tecnico sulla Pediatria. Il primo appuntamento, con ingegneri e architetti delegati da Regione, Azienda ospedaliera, Università, Iov, Provincia e Comune, è strategico per i destini della cittadella della salute del futuro.
All’ordine del giorno, oltre a viabilità, impatto ambientale e reali dimensioni dell’area messa a disposizione a Padova est dal sindaco Massimo Bitonci (200mila metri quadri del Comune più altri 128mila ceduti dai privati), c’è la stesura del nuovo accordo di programma tra gli enti coinvolti. E’ il documento centrale per avviare l’iter di realizzazione dell’ospedale, perchè varrà come variante urbanistica (ora la zona indicata è ad uso commerciale-residenziale e comunque va spostata l’ubicazione della struttura in discussione da Padova ovest a Padova est) e quindi eviterà di perdere anni. Con l’accordo di programma non ci sarà bisogno di far approvare dal consiglio di Palazzo Moroni la modifica del Pat (Patto di assetto del territorio) e dalle assemblee dei Comuni dell’area metropolitana la modifica del Pati (Patto di assetto del territorio intracomunale).
Altrettanto decisivo il tavolo tecnico sulla Pediatria. Dopo un’estate di lavoro, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Luciano Flor presenterà al primario, professor Giorgio Perilongo, e all’Università (presenti il prorettore all’Edilizia Franca Da Porto e il presidente della Scuola di Medicina, Mario Plebani) le varie soluzioni sul tavolo. E cioé: il trasferimento del reparto a Piove di Sacco o all’ex ospedale di Monselice o al Sant’Antonio; una ristrutturazione «leggera», a stralci terra-cielo procedendo per piani e spostandone man mano i pazienti; un restauro totale, lasciando in piedi solo i muri; il progetto di fattibilità sviluppato dall’architetto Alessandro Fantetti di Vicenza e dalla Biomedica Technology Consulting di Bolzano per conto della Fondazione Salus Pueri, del Forum delle associazioni amiche della Pediatria e del Dipartimento dell’ospedale del Bambino per un edificio nuovo da 11mila metri quadri (costo 20 milioni di euro, Oncoematologia inclusa); il «piano Canini», dal nome dell’architetto che lo ha sviluppato, cioè Antonio Canini, dirigente regionale. Quest’ultima opzione viene ritenuta la più facilmente realizzabile, tanto che lo scorso mese Flor ne ha parlato direttamente con i tecnici di Palazzo Balbi. Prevede di edificare un centro di ultima generazione accanto alla Pediatria e al posto dell’attuale Pneumologia. Idea alla base della famosa «barchetta» progettata da Mario Botta nel 2002 e mai concretizzata. Il costo è di 15 milioni di euro, somma stanziata dalla Regione lo scorso dicembre a favore del «lifting» della Pediatria, e i tempi di realizzazione si aggirano sui tre anni. La ratio del «piano Canini» è di garantire ai piccoli pazienti un ambiente idoneo in termini di assistenza e comodità alberghiera prima del trasferimento nel nuovo ospedale.
Stamattina il tavolo tecnico dovrà dunque scegliere l’opzione migliore, tenendo in considerazione l’esigenza di mantenere tutte le specialità pediatriche in un unico polo più volte manifestata dai vertici del Dipartimento, vista la dispersione odierna tra Clinica, Chirurgia, ambulatori e studi medici, e l’urgenza di trovare una sistemazione sicura e dotata di spazi adeguati. Intanto resta «congelato» il restyling di Pediatria finanziato con 1.650mila euro, già assegnato e forte di progetti esecutivi, che contemplavano anche la creazione di una nuova Terapia intensiva.
Si procede invece con la «Stanza dei sogni», che dovrebbe essere inaugurata entro l’anno, e con il piano per la ristrutturazione della Patologia neonatale. E’ stato ultimato il progetto urgente per costruire un prefabbricato accanto al reparto, nel quale spostare temporaneamente i neonati ricoverati. Ora sarà lanciato il bando. Costo dell’operazione: 800mila euro per il prefabbricato e 3 milioni per il restauro, che durerà 24/36 mesi.
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 7 settembre 2016