Emanuele Bonini. L’Italia stenta. Nonostante le riforme varate e quelle in cantiere, il Paese rallenta. Colpa del calo dei consumi interni e di una minore produzione industriale, che hanno soffocato la ripresina. Nella nota mensile sull’andamento dell’economia, l’Istat registra la variazione del prodotto interno lordo al secondo trimestre 2016 pari allo 0,8 per cento, in calo rispetto all’1 per cento registrato nel primo trimestre. In sostanza «l’economia italiana ha interrotto la fase di crescita», questo il verdetto dell’Istituto di statistica.
È un giudizio che arriva nel giorno in cui la Commissione europea certifica il pessimo stato di salute del mercato nazionale, tra i meno dinamici dell’Unione europea per funzionamento e affidabilità.
La nota mensile dell’Istat suggerisce «un proseguimento della fase di debolezza per i prossimi mesi»,e, senza volerlo fare consapevolmente, da Bruxelles si offre una spiegazione del perché di tutto ciò. I consumatori non si fidano dell’offerta di beni e servizi, percepita come costosa e inefficiente: è questa la fotografia scattata dall’esecutivo comunitario nel Quadro di valutazione 2016 dei mercati al consumo pubblicato ieri. Trasporto pubblico da dimenticare, uffici postali da evitare, forniture idriche da censurare; ancora, frutta e verdura considerate troppo care al pari dei carburanti. Di fronte a questa percezione è facile capire perché in Italia si faccia economia, con i consumi domestici che ne risentono.
Che la domanda interna non vada si può capire dall’analisi della Commissione. A meno che non si voglia leggere un libro o giornale, o comprare un prodotto ad alta tecnologia, l’Italia è un Paese da dimenticare. I due comparti citati sono gli unici sui quarantadue settori presi in esame che funzionano meglio che nel resto d’Europa.
Per il resto, «rispetto alla media comunitaria le performance di tutti i componenti dell’indice di fiducia sono negativi». Lo Stivale è al ventiquattresimo posto per affidabilità percepita, su una classifica di Ventotto Paesi.
Da quando è esplosa la crisi, a Bruxelles non si è fatto altro che ripetere che la fiducia è un elemento cruciale per la ripresa. Il documento della Commissione europea sembra confermarlo una volta di più. E chiede interventi in tal senso.
«Norme favorevoli per gli utenti e riforme del mercato – ha sottolineato il commissario Ue per la Tutela dei consumatori, Vera Jourova – fanno crescere la fiducia dei consumatori». Dando loro certezze e senso di affidabilità, la domanda interna si riattiva e, di conseguenza, si rivitalizza l’economia. Un principio valido per tutti, e per l’Italia in particolare.
Tra il 2013 e il 2015 la percezione di fiducia dei mercati italiani di beni e servizi è tuttavia migliorata, ma non abbastanza. La situazione, insomma, non è peggiorata. Ma il divario con il resto d’Europa rimane consistente. Si arranca ancora.
La Stampa – 6 settembre 2016