Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, che si aspetta dalla legge di stabilità del governo? Non tira aria buona per voi che chiedete risorse… «Non vorrei che stesse per ricominciare il vecchio balletto: i soldi che ci sono bisogna darli come sempre alle imprese, oppure finalmente anche a lavoratori e pensionati? Noi sappiamo benissimo che agli imprenditori degli aiuti possono servire, ma i fatti dicono che con questa politica sono anni che restiamo a bagnomaria e non usciamo mai dalla crisi. Ci rendiamo conto o no che il 75% delle imprese italiane lavora per il mercato interno? Lo vogliamo capire che i lavoratori e i pensionati non hanno soldi da spendere per acquistare questi prodotti?».
Per esempio, cosa volete in tema di pensioni, sapendo che il governo non pare voler fare molto?
«Io dico che le risorse necessarie si possono trovare guardando a un arco di tempo più lungo. Ma cominciando con gli interventi che sono indispensabili ora».
E cioè?
«Serve subito la flessibilità in uscita; c’è un problema per i lavoratori precoci, per gli esodati, per chi svolge lavori usuranti, per i pensionati più poveri. Discutiamo in che modo realizzare queste misure, ma sono tutte necessarie, e le risorse si devono trovare. Secondo i nostri conti sulla previdenza servono 2,5 miliardi: non sono certamente cifre esagerate. E allora, iniziamo il percorso: ai pensionati in essere diamo una “no tax area” uguale a quella dei dipendenti; aumentiamo le quattordicesime per i pensionati fino a 1200-1300 netti. E poi l’anticipo previdenziale: non è giusto che chi lo fa per necessità debba pagare di tasca sua. Non possiamo chiedere di tirare fuori dei soldi ai lavoratori prossimi alla pensione e licenziati, che non troveranno mai più un lavoro, a quelli che hanno esaurito gli ammortizzatori sociali. Anche noi del sindacato possiamo discutere se mettere a disposizione parte delle risorse della bilateralità. Ma stavolta non perdiamoci come al solito in chiacchiere»».
E sui contratti pubblici?
«Vale lo stesso discorso: ragioniamo guardando al futuro al di là dei soldi oggi disponibili. Dobbiamo però chiudere dei contratti pubblici “veri”, fare in modo che i pensionati recuperino il potere d’acquisto, rilanciare l’economia con investimenti pubblici e privati, far ripartire l’edilizia mettendo in sicurezza il territorio».
A proposito di contratti, come valutereste un forte incentivo fiscale alla contrattazione di secondo livello?
«Intanto ricordiamo che in Italia solo il 20% delle aziende fanno contrattazione di secondo livello. Noi della Uil fummo i primi a proporre la detassazione del salario di produttività. Ma il contratto nazionale serve ancora all’80% del mondo del lavoro. Nel pubblico impiego, ma non dimentichiamoci dei metalmeccanici: sarebbe bene che Federmeccanica la smettesse di farne una questione ideologica. Comunque, siamo favorevoli: purché si capisca che in una «fabbrica bella», quella in cui c’è benessere lavorativo e una organizzazione del lavoro sana, i lavoratori vivono bene e lavorano meglio».
La Stampa – 24 agosto 2016