Addio alla tradizionale salsiccia umbra, ma anche ai salumi. In nome della salute cambia tutto per la tradizione enogastronomica italiana: via pepe, sale e taglio netto ai grassi che favoriscono infarto, ictus e tumori
Chiamatela la salsiccia della salute anche se in questa maniera si tende ad uccidere una tradizione enogastronomica millenaria. La vicenda, per quanto possa sembrare strano, è maledettamente seria. Infatti, è partita una campagna per limitare l’uso del sale (ma anche pepe e tagli grassi) nei nostri amatissimi salumi e in particolare nella saporitissima salsiccia made in Umbria. In prima linea la Usl Umbria 1 con il Centro Studi Nutrizione Umana (Ce.S.N.U) con tanto di patrocinio dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI). E’ dimostrato che il sale da cucina (o cloruro di sodio) favorisce l’aumento della pressione arteriosa, principale causa di infarto e ictus, calcolosi renale, osteoporosi e alcuni tumori (in particolare quello allo stomaco). Insomma patologie serissime e riscontrate in casi sempre più crecenti in Umbria.
L’iniziativa, partita dall’Alto Chiascio come riporta la cronaca di Perugia Today grazie alla collaborazione di alcune aziende locali, è partita la produzione di salumi caratterizzati da: riduzione del 35% della quantità di sale, uso esclusivo di sale iodato per contrastare le patologie tiroidee, aromatizzazione che privilegia il finocchio e il peperoncino a scapito del pepe, utilizzo di tagli magri (con diminuzione dell’apporto calorico e dei grassi saturi) e assoluta assenza di conservanti. Per i puristi umbri un colpo al cuore: finocchietto e peperoncino sono spezie utilizzate in altre regioni per la produzione degli insaccati.
“La strategia adottata a livello nazionale – sottolinea il coordinatore del progetto Guido Monacelli, medico nutrizionista della USL Umbria 1 e presidente regionale ADI – avrebbe tuttavia una limitata efficacia in regioni come l’Umbria, dove il pane è storicamente ‘sciapo’ e prevale invece il consumo di altri alimenti tipici della tradizione e della gastronomia regionale ad alto contenuto di sale; per questo si è deciso di intervenire sulla produzione di salumi ed anche di formaggi (quest’ultimi ancora in fase sperimentale) con la convinzione di poter ribaltare il luogo comune secondo cui il prodotto tipico è buono ma fa male”.
Today – 19 agosto 2016